ARDEA: DEMOLITA LA PALAZZINA D DELLE SALZARE
Alle 8 di questa mattina la palazzina D del serpentone delle Salzare era già vuota. Che dovesse essere abbattuta lo si sapeva da tempo: come il resto del complesso residenziale era abusiva ed era inoltre la più degradata dell’intera zona. Per ora sono “salvi” i restanti palazzi E, F e G, acquisiti a patrimonio comunale. Circa 9 anni fa le ruspe hanno demolito i primi tre edifici: A, B e C. Da allora le operazioni si sono fermate per riprendere oggi.
Dentro l’edificio D stamattina c’erano ancora solo tre persone: tre uomini stranieri che si sono allontanati spontaneamente e non hanno voluto essere presi in carico dai Servizi sociali del Comune di Ardea. Sul posto, oltre al sindaco Mario Savarese, un importante spiegamento di forze dell’ordine, tra polizia di Stato, carabinieri e polizia locale, con il supporto della protezione civile. I volontari della Croce Rossa Italiana e il pronto intervento sociale si sono messi a disposizione delle persone rimaste.
Le condizioni dell’edificio erano desolanti. L’immondizia era ovunque, non c’era più davvero nulla di integro, eppure è evidente come fino a poche ore prima dell’arrivo della task force per la demolizione diverse persone ci vivessero dentro. I bambini dovevano essere tanti, a giudicare dai giocattoli e dai disegni sparsi per la palazzina e che sono stati lasciati lì dalle famiglie che si sono allontanate prima dello sgombero, probabilmente per evitare l’identificazione.
IL SINDACO DI ARDEA: «ORRENDO MONUMENTO ALL’ILLEGALITÀ»
«Ancora soldi buttati al vento – ha commentato il sindaco di Ardea – per riparare i danni dell’abusivismo. Un quarto di milione di euro per un comune già pieno di debiti al punto di dover dichiarare il dissesto, buttati letteralmente nella spazzatura per demolire quest’orrendo monumento all’illegalità».
«Mi addolora pensare che anche questi costi ricadono alla fine sulla collettività, e sottraggono risorse a servizi che non potremo rendere. Spendiamo soldi dei cittadini onesti che abitano case a norma e pagano le tasse. Ma non potevamo più attendere oltre; i costi delle bonifiche a cui ci costringevano gli occupanti di questa palazzina, accumulando e incendiando rifiuti di ogni genere, erano diventati superiori ai costi di demolizione. Il mio più grande rammarico è che nessuno dei responsabili di quest’orrore pagherà un solo euro per il danno arrecato».
«Oggi – ha concluso il sindaco – cancelliamo con le ruspe per sempre un indecoroso monumento all’inciviltà e ricominciamo: abbiamo previsto il restauro delle tre palazzine salvate dalla demolizione e la riqualificazione urbana dell’intera area. Spero che almeno in questo intento si possa tangibilmente concretizzare l’aiuto che abbiamo chiesto allo stato».