“Le parole sono importanti”. Questa la sostanza di un post del sindaco di Velletri Orlando Pocci dopo le parole del sindaco di Roma Virginia Raggi sulla targa di Carlo Azeglio Ciampi che sarebbe stata commissionata ad un marmista di Velletri e finita al centro di polemiche per via di un refuso sul nome (Azelio invece che Azeglio). “Purtroppo la gara è stata vinta da una ditta di Velletri, fosse stata di Roma probabilmente la targa sarebbe stata cambiata ancora prima della cerimonia”, con queste parole il primo cittadino della Capitale ha scatenato le polemiche.
Pronta la risposta di Pocci: “Ho inviato una lettera ufficiale alla sindaca di Roma Virginia Raggi invitandola a chiedere scusa alla Città di Velletri per quel superficiale accostamento e la invito a a venirci a trovare. Sarà l’occasione per farle conoscere la nostra Città, la nostra cultura e anche la straordinaria bravura dei nostri artigiani”.
Probabilmente la sindaca si riferiva al fatto che la targa è stata fatta fuori Roma e ci sarebbe voluto del tempo per la sostituzione la stessa mattina dell’inaugurazione, a cui presenziava anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Detta così, però, è suonata proprio male. Non solo: certamente non è stata la sindaca a seguire l’iter della realizzazione della targa, ci mancherebbe pure. La targa era sbagliata, ma possibile che nessuno degli uffici comunali se ne sia accorto? Risulta che il marmista dei Castelli aveva mandato la bozza per l’approvazione, ma nessuno gli avrebbe risposto. Non solo: era sbagliato l’ordinativo, dove già veniva riportato l’errore. E il marmista non poteva fare altro che eseguire.
Per la Raggi sarebbe bastato rimanere in silenzio, oppure ammettere la sciatteria che c’è stata nella gestione della vicenda. Eppure i grillini irriducibili hanno gridato al “gomblotto”. Ma Velletri che c’entra?