Cosa l’ha spinta a rendere le storie dei suoi pazienti fruibili a tutti? Il fatto che, se si parla di violenza di genere, si pensa agli occhi neri, ai lividi, al femminicidio e, comunque, a una violenza fisica che qualsiasi medico di pronto soccorso, può refertare. In realtà, esiste una violenza che non si vede e che danneggia altrettanto la vittima: quella psicologica. Ricevo messaggi di persone che hanno letto il mio libro e che non si erano rese neanche conto di essere state vittime di violenza e che si sono riconosciute in alcune situazioni, che avevano in loro generato malessere ma non avevano compreso la ragione del disagio. Sapevano solo che provavano inquietudine. Ciò accadeva non solo all’interno dell’ambiente domestico, ma anche in quello lavorativo o, comunque, nei vari ambiti nei quali si dispiega l’esperienza di vita. Il libro abbatte molti luoghi comuni in merito alla violenza. Per questo ho deciso di renderlo fruibile a tutti: scrivendo, ho realizzato che, situazioni che avevamo visto nei film non sono straordinarie, purtroppo.
I tre casi clinici parlano di persone socialmente affermate. Perché questa scelta? Ho cercato di mostrare come siano, talvolta, soggetti insospettabili, a compiere determinati atti. E’ sbagliato pensare che certi fatti avvengano in contesti degradati, come è errato credere che la vittima sia fragile. L’ offender ricava la propria autostima nel distruggere l’altro: lo umilia in pubblico, nega strenuamente la realtà fino a quando lo erode, letteralmente, nelle sue funzioni mentali. Possono essere necessari anni, ma è ciò che avviene. Se la vittima fosse fragile non resisterebbe. Allora perché non lascia chi la maltratta? D.C.) Perché, quando si rende conto che si tratta di maltrattamento, la vittima è ormai assoggettata al carnefice. Sa cosa sarebbe giusto fare ma è ormai convinta di essere un’incapace e, per questo, crede che non sopravvivrebbe nel mondo senza di lui. Eppure, era capace.
Nella sua esperienza, la vittima di violenza psicologica quando chiede aiuto?
Quando si ammala. In genere soffre di continue infiammazioni, deperisce, prende peso, nessun medico si spiega quale sia il problema. Possono subentrare anche malattie autoimmuni, dolore cronico e altri malesseri.
Esiste una violenza anche contro gli uomini?
Certamente. E’ per questo che non amo l’utilizzo del termine “violenza di genere”: lascia intuire che sia legata alle donne, invece si stima che esista un numero non censibile e che riguardi gli uomini vittima di violenza.
Perché gli uomini non denunciano?
Perché anche loro sono vittime di stereotipi, per i quali vengono derisi se denunciano una donna. Neanche a dirlo, la derisione e lo scherno sono una violenza secondaria e che fa sentire la vittima ancora più disperata e sola. Credo di poter dire che ogni persona porti, quando viene in studio da noi terapeuti, una grande sofferenza. Il legame tra terapeuta e paziente è comunque un legame empatico. Anche il paziente più indisponente sta, con il suo fare esasperante, mostrando il suo dolore. Sa farlo solo così. Sta a noi saperlo aiutare. Il libro della dottoressa Daniela Cataldo si intitola “Storia di Narcisismo Maligno e Psicopatia ” si può trovare sulle piattaforme editoriali online e nelle migliori librerie.