Che cos’è la Breast Unit?
«É un’unità operativa di senologia “Unità di mammella” tradotto, che raccoglie un pull multidisciplinare di specialisti: chirurgo, radiologo, radioterapista ecc. La caratteristica principale è che bisogna operare almeno 150 cancri in un anno, in caso contrario non si può istituire una Breast Unit. Esse si strutturano anche in base al numero degli abitanti, il minimo di abitanti è 400.000 massimo 700.000, nel Lazio quindi ci sono 15 Breast Unit. La Breast Unit di Latina è stata istituita il 1 gennaio 2016, perché è obbligatorio per legge istituire una Braest Unit, in quanto la convezione Regione-Stato ha stabilito che le donne affette da tumore al seno hanno il diritto di essere curate dentro una Breast Unit».
Questo perché?
«Ci sono una serie di vantaggi di una Breast Unit rispetto a un ospedale generalista: primo perché c’è un pull di specialisti che prende in carico la donna dall’inizio alla fine, riunendosi almeno una volta a settimana e discutendo caso per caso per individuare il percorso migliore per la paziente. Conseguentemente a ciò aumentano anche i numeri degli interventi conservativi (si toglie una parte e si ricostruisce) con la tecnica “linfonodo sentinella”, rispetto a quelli demolitivi (asportare tutto). È un grande vantaggio per la donna perché psicologicamente conserva “l’immagine corporea” permettendogli di tornare a casa lo stesso giorno. Tutti i dati delle pazienti vengono registrati e inviati alla Regione Lazio, subendo un controllo qualità sugli interventi fatti che ci permette di pubblicare a livello internazionale. La Breast Unit abbatte gli squilibri territoriali e le disuguaglianze sociali, trattando tutte allo stesso modo, indipendentemente dallo stato economico sociale e culturale. Concludendo tutti gli articoli internazionali concordano che le donne malate di tumore prese in carico da una Breast Unit hanno il 20% di probabilità in più di sopravvivere. Quindi credo che indirizzare le donne verso una Breast Unit sia un fatto etico».
Ci sono state ripercussioni a causa del covid?
«Abbiamo avuto molte difficoltà organizzative, ma l’azienda ci ha messo nella condizione di operare all’Icot. Li siamo stati accolti magnificamente, l’azienda sanitaria di Latina a cominciare dai vertici ha dato tutta la disponibilità affinché le donne affette da tumore al seno non avessero nessun danno rispetto al periodo covid. Difatti l’anno scorso sono stati trattati nella Breast Unit di Latina circa 290 casi di cancro nella mammella, non avendo nessuna diminuzione di casi per effetto covid».
Il reparto gode anche di donazioni?
«Esistono molte associazioni femminili, sono importanti perché riportano a noi quelle che sono le esigenze della popolazione territoriale. Cercando in base a questi suggerimenti di risolvere i problemi presenti sul nostro territorio».
Come commenta la recente cittadinanza onoraria avuta dalla città di Aprilia? Dopo averla ricevuta a Roccagorga, Gaeta e Sermoneta.
«Prima di queste cittadinanze ho avuto anche il riconoscimento di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Mattarella nel 2018. Le onorificenze che ho avuto non sono personali ma è il frutto del lavoro di tutta la mia équipe. Le ho ricevute nominativamente perché sono il direttore ma è un merito che va al mio personale e all’ASL che mi ha sempre supportato».
Ilenia Cipolla