Proviene probabilmente dal Tevere o dai suoi affluenti lo strano pesce che i bagnanti hanno trovato spiaggiato a Torvaianica oggi pomeriggio, all’altezza dello stabilimento Ragno d’Oro. Come confermato dagli esperti si tratta di un pesce siluro, una specie di acqua dolce di cui le acque del Tevere brulicano.
Non è il solo avvistamento di pesci morti a Torvaianica in queste ore. Numerosi esemplari, come tinche e pesci gatto, sono arrivati a riva anche nella zona centrale del litorale pometino (scorri la gallery fotografica in questo articolo).
MORIA DI PESCI NEL TEVERE, CARCASSE ANCHE A TORVAIANICA
In queste ore il fiume di Roma è interessato da una grave moria di pesci. Sul Tevere si sono portate squadre di Arpa Lazio e Asl per il campionamento delle carcasse e per effettuare prelievi d’acqua per scoprire le cause del fenomeno.
È molto probabile che i pesci, morti o in fuga, siano arrivati ben lontano dal loro habitat finendo in mare, attraverso i canali che sfociano sul litorale romano. Segnalazioni sui social network stanno arrivando anche dalla costa nord, in località Focene.
PESCE SILURO, UNA SPECIE “ALIENA” DANNOSA PER L’ECOSISTEMA
Il biologo marino Valerio Manfrini è stato contattato dalla Capitaneria di Porto di Torvaianica con la richiesta di fare un sopralluogo sul litorale, dopo il ritrovamento di numerosi pesci d’acqua dolce morti a riva.
«Si tratta di decine di esemplari appartenenti a specie molto comuni di pesci di acqua dolce. In particolare è degno di nota un esemplare di pesce siluro (Silurus glanis) di 1,80 m di lunghezza rinvenuto a Torvaianica», spiega il dottor Manfrini, collaboratore della Capitaneria di Porto. «Questa è una specie alloctona o “aliena” invasiva. È stata introdotta dall’uomo nel territorio italiano circa 50 anni fa. Il suo areale di distribuzione originario è l’Europa centro-orientale. In Italia è assai diffusa soprattutto nei grandi fiumi, come il Po, e nei laghi».
«Molto vorace, aggressiva e resistente, questa specie può raggiungere i 3 m di lunghezza – afferma il biologo marino – Ho visto esemplari di 2,5 m e con un peso di oltre 120 kg pescati nel fiume Po. La sua presenza nei nostri fiumi è molto dannosa da un punto di vista ecologico poiché si ciba di quasi tutte le specie di pesci autoctone, cioè originarie delle nostre acque interne, riducendone drasticamente il numero».
L’INQUINAMENTO NEL TEVERE ALLA BASE DELLA MORIA DI PESCI
Sulle cause della moria di pesci che ha interessato il Tevere, portando le carcasse fino alle spiagge del litorale, il biologo Valerio Manfrini sottolinea la possibilità che la contaminazione provenga da zone agricole ma che questo non è l’unico evento in grado di uccidere una tale quantità di animali: «L’Arpa Lazio e l’Asl Roma 1 hanno prelevato campioni di acqua del Tevere e alcuni esemplari di pesci morti da sottoporre ad analisi. In attesa dei risultati, morie di questo tipo sono eventi acuti spesso dovuti a contaminanti ambientali provenienti da aree agricole e/o urbane che si sono riversati in un fiume, in questo caso il Tevere, in un ristretto lasso di tempo. Giusto per completezza d’informazione, eventi di questo tipo possono verificarsi anche in seguito a sversamenti, più o meno dolosi, di liquami oppure a scarichi di acque reflue industriali».