Il progetto preliminare di maxi-biogas da 80mila tonnellate all’anno che dovrebbe sorgere all’interno della discarica di Albano sarebbe privo dei necessari riscontri di carattere archeologico, paesaggistico ed ambientale, ossia tutte informazioni che per legge dovrebbero corredare proposte tecniche di questo tipo. In sostanza, è quanto scritto dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio (una sorta di Costola del Ministero della Cultura) di Roma e provincia in una articolata relazione inviata all’Ufficio Rifiuti Lazio e che il nostro giornale ha potuto consultare. In particolare, i tecnici ministeriali hanno puntato il dito su tutte le presunte e gravissime carenze progettuali nell’impianto proposto dalla società veneziana Colle Verde srl, che nel 2019 ha affittato una porzione della discarica di Roncigliano dal Gruppo riconducibile a Manlio Cerroni, grande imprenditore del settore rifiuti. Il progetto prevede la costruzione di un biogas così grande (il 350% in più di quanto necessario ai 10 comuni del bacino di riferimento) da poter ricevere rifiuti umidi anche detti organico raccattati da tutte le province del Lazio, ivi incluse: Frosinone e Latina. Il progetto è stato presentato in Regione a metà luglio, proprio mentre la ormai ex sindaca di Roma Virginia Raggi si apprestava a imporre la riapertura del VII invaso che dal 2 agosto riceve i rifiuti capitolini. La documentazione della società Colle Verde è “carente e insufficiente” – così si legge tra le carte ministeriali – e non permette di comprendere appieno lo stato dei luoghi. La Soprintendenza ha richiesto ampia documentazioni integrativa, cartografica e descrittiva.
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