Per comprendere meglio la situazione reale, è utile consultare i dati dell’ISS sui morti che avevano contratto il Covid. L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato l’ultimo report il 17 novembre 2021.
DATI ISS MORTI COVID: COSA DICE IL REPORT UFFICIALE SUI DECESSI
La tabella pubblicata nel report dell’ISS chiarisce il numero assoluto e la percentuale di popolazione vaccinata insieme ai casi di infezione da Covid 19, di ospedalizzati, di ricoverati in terapia intensiva e deceduti negli ultimi 30 giorni, per stato vaccinale e classe di età (GUARDA la tabella scorrendo la gallery fotografica in questo articolo).
In buona sostanza, l’Istituto Superiore di Sanità fa notare un dato statistico quasi elementare: nel momento in cui aumenta la copertura vaccinale sulla popolazione generale, si verifica il cosiddetto “effetto paradosso” per cui “il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile, se non maggiore, tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi”. Ma questo non deve indurre in deduzioni errate.
COME LEGGERE I DATI DELL’ISS SUI RICOVERI
Prendendo in considerazione la fascia d’età over 80 anni, che alla data del 30 ottobre in Italia aveva superato il 90% di copertura vaccinale, si nota che nel periodo che va dall’8 ottobre al 7 novembre ci sono state 508 ospedalizzazioni di anziani non vaccinati, 705 di vaccinati da meno di 6 mesi e 659 da oltre 6 mesi. Questo vuol dire che finiscono in ospedale di più i vaccinati rispetto ai non vaccinati?
Assolutamente no. L’Istituto superiore di sanità spiega che questi numeri devono essere letti in modo corretto: “Non è possibile confrontare i numeri in valore assoluto in quanto fanno riferimento a popolazione di ampiezze diverse – spiega l’ISS – e per rendere possibile il confronto è necessario calcolare il tasso, ovvero il numero di eventi diviso la popolazione nel periodo di riferimento per 100,000″.
“Calcolando il tasso di ospedalizzazione per i non vaccinati (219 ricoveri per 100.000) si evidenzia come questo sia circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi (30 ricoveri per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (37 ricoveri per 100.000)”.
Stesso discorso per le terapie intensive: il tasso tra gli over 80 dimostra che i non vaccinati sono stati ricoverati in terapia intensiva circa 7 volte in più, rispetto ai vaccinati da meno di 6 mesi, e di 6 volte in più rispetto agli anziani vaccinati da oltre 6 mesi.
DECESSI COVID: MUOIONO DI PIÙ I VACCINATI O I NON VACCINATI?
Il rapporto risulta ancora più evidente se si considerano i decessi di pazienti Covid. Sempre con riferimento agli over 80 anni, nel periodo che va dal 24 settembre al 24 ottobre 2021, il report dell’ISS registra un tasso di decessi tra i non vaccinati di 65 su 100.000, ovvero 9 volte più alto rispetto ai vaccinati entro 6 mesi (7 su 100.000) e 6 volte più alto rispetto ai vaccinati da oltre 6 mesi (11 su 100.000).
Scorri la gallery fotografica in alto per vedere le tabelle, fornite dall’ISS, che dimostrano il rapporto tra non vaccinati e vaccinati in merito a decessi, ricoveri e terapie intensive.
COVID: COSA SUCCEDE DOPO 6 MESI DAL VACCINO E PERCHÉ SERVE LA TERZA DOSE
L’Istituto Superiore di Sanità, nel report sui casi Covid, evidenzia come “Dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età”. Ovvero: dopo oltre 180 giorni (che poi è il termine oltre il quale si consiglia di fare la terza dose del vaccino mentre Regioni come il Lazio stanno suggerendo di anticiparla a 5 mesi) sarà molto più facile contagiarsi.
“In generale, su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale passa dal 79% nei vaccinati con ciclo completo entro sei mesi rispetto ai non vaccinati, al 55% nei vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi rispetto ai non vaccinati”.
COVID, LA MALATTIA GRAVE DOPO 6 MESI DAL VACCINO
Va precisato, tuttavia, che in base ai dati attuali sulla malattia grave da Covid c’è meno differenza tra vaccinati da oltre 6 mesi e fino a 6 mesi. “Nel caso di malattia severa – spiega l’ISS – la differenza fra vaccinati con ciclo completo da oltre e da meno di sei mesi risulta minore. Si osserva, infatti, una decrescita dell’efficacia vaccinale di circa 13 punti percentuali, in quanto l’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 95%, mentre risulta pari all’82% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi, rispetto ai non vaccinati”.
L’Istituto Superiore di Sanità precisa, tuttavia, che questi dati potrebbero in futuro essere diversi. I primi a essere vaccinati contro il Covid, infatti, sono stati proprio gli anziani over 80 anni oltre agli operatori sanitari e alle persone vulnerabili, mentre le classi di età più giovani sono state raggiunte dal vaccino diversi mesi dopo. Tra queste, quindi, ci sono molte meno persone che hanno già superato i 6 mesi dalla vaccinazione completa.
“Tale limite – spiega l’ISS – potrebbe attualmente portare a sottostimare l’efficacia vaccinale nei vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e quindi a sovrastimare l’impatto del tempo sull’efficacia vaccinale”.