Nel 2012 la Commissione europea ha stabilito un obiettivo ambizioso: azzerare il consumo di suolo entro il 2050. Ma cosa si intende per “suolo consumato” e a che punto siamo nel nostro territorio? A rispondere a questi interrogativi è l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) con il suo report 2021 recentemente pubblicato.
COSA SI INTENDE PER CONSUMO DI SUOLO
Per comprendere il rapporto dell’Ispra bisogna partire dall’inizio, ossia da cosa vuol dire “consumo di suolo“. Ecco come lo definisce l’istituto nazionale: “un processo associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile (il suolo, ndr), dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o semi-naturale con una copertura artificiale”.
In sommi capi, per suolo “consumato” si intende quello che era naturale, per esempio agricolo, ed è stato sostituito da una “copertura artificiale”: nuovi edifici, fabbricati industriali, espansione delle città, etc…
LE CITTÀ CHE HANNO “CONSUMATO” PIÙ SUOLO
Al vertice della classifica 2020 dei 10 comuni del Lazio che hanno visto, in valore assoluto, un maggiore consumo di suolo troviamo Roma (30.255 ettari) seguita da Latina (4.216 ha) Fiumicino e Aprilia (2.545 ha). Poi ci sono Viterbo e Pomezia (2.272 ha), Guidonia, Ardea (1.717 ettari), Terracina (1.640 ha) e Velletri (1.578).
Sempre la Capitale è la città che ha registrato l’aumento maggiore di suolo consumato tra il 2019 e il 2020 (123 ettari), mentre Pomezia è sesta con 9 ettari.
È interessante verificare, inoltre, quali comuni in rapporto all’ampiezza del territorio presentano le maggiori percentuali di consumo di suolo. Ecco la classifica dell’Ispra.
I CASTELLI ROMANI, POMEZIA E ANZIO NELLA TOP 10
Letta da questo punto di vista, la classifica del consumo di suolo in percentuale territoriale, al 2020, vede in cima il comune di Ciampino con ben il 42,43%. Subito dopo, al secondo posto, il comune di Anzio col 34,92%. E ancora, Albano ai piedi del podio con il 27,18%. Pomezia è sesta con il 26,28%, seguita da Marino e Ariccia (rispettivamente 26,13% e 25,95%). Di seguito la classifica completa:
Suolo consumato 2020 [%] (dati Ispra)
- Ciampino: 42,43%
- Anzio: 34,92%
- Frosinone: 29,39%
- Albano Laziale: 27,18%
- Piedimonte San Germano: 26,67%
- Pomezia: 26,28%
- Marino: 26,13%
- Ariccia: 25,95%
- Guidonia Montecelio: 24,33%
- Ladispoli: 23,96%
QUALI SONO I RISCHI DEL CONSUMO DI SUOLO
Tra i problemi principali che possono essere causati dal fenomeno del consumo di suolo, spiega l’Ispra, c’è quello dell’impermeabilizzazione del terreno, che si verifica soprattutto quando questo viene coperto da materiali come asfalto e calcestruzzo. Un effetto da non sottovalutare, soprattutto in un territorio che presenta fattori di rischio idrogeologico.
La stessa Commissione europea, infatti, nel 2012 ha riconosciuto che “L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e semi-naturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale e alla perdita delle capacità di regolazione dei cicli naturali e di mitigazione degli effetti termici locali (Commissione Europea, 2012)”.
“La copertura con materiali impermeabili – sottolinea Ispra – è probabilmente l’uso più impattante che si può fare della risorsa suolo poiché ne determina la perdita totale o una compromissione permanente della sua funzionalità tale da limitare/inibire il suo insostituibile ruolo nel ciclo degli elementi nutritivi”.
LE LINEE GUIDA DELL’EUROPA
Per raggiungere l’obiettivo del consumo di suolo zero entro il 2050, la Commissione europea ha definito un ordine di priorità che andrebbe tenuto in considerazione quando ci si approccia alla pianificazione territoriale.
- evitare e limitare, prioritariamente, la trasformazione di aree agricole e naturali;
- mitigare e ridurre gli effetti negativi dell’impermeabilizzazione del suolo;
- infine, solo se gli interventi dovessero risultare assolutamente inevitabili, compensarli attraverso altri interventi quali la ri-naturalizzazione di una superficie con qualità e funzione ecologica equivalente.
Per approfondimenti, ecco il link per consultare il report 2021 Ispra sul consumo di suolo.