“La riapertura della discarica di Albano è una vergogna, sarebbe gravissimo se l’ordinanza di Città Metropolitana fosse prorogata”, queste le parole forti del consigliere regionale di Europa Verde e presidente della Commissione Rifiuti in Regione Lazio Marco Cacciatore che in una nota continua: “Ci tengo a precisare che se si chiede audizione durante un periodo di stop alle convocazioni delle commissioni, come vuole il regolamento in ogni fase di bilancio, il Presidente non può convocare. Tuttavia, contattarmi è molto facile per tutte le associazioni. Il territorio si tutela senza lasciare nulla di intentato: chi si oppone come me alla discarica e al biogas di Albano (come già dimostrato atti alla mano), non può non considerare tutti gli strumenti possibili – compresa la richiesta alla Regione per l’attuazione della legge Aree a rischio ambientale (che io personalmente ho già chiesto in diversi atti). La tutela dell’ambiente passa necessariamente attraverso la lotta contro gli insediamenti insostenibili. Gli stessi soggetti che dichiarano che la legge sarebbe un ostacolo, dovrebbero spiegare perché invece si sostenga l’utilità di insediamenti urbanistici insostenibili (come il print di Cecchina, specie per chi ha già contrastato quello di S. Palomba). Ricordo che la legge aree a rischio ambientale non implica 5 km di raggio per la salvaguardia, né impedisce di mettere a norma sistemi fognari (interventi che anzi dai rilievi ambientali potrebbero diventare obbligatori). Certo, chi pensa che le fognature si riqualifichino solo concedendo nuove cubature, di certo non ha capito bene come funziona la legge in questione, ma neanche è davvero intenzionato a preservare il proprio territorio. È inconcepibile che venga chiesta, da dentro o fuori le istituzioni, la riapertura di Malagrotta come alternativa ad Albano. Il problema resta Roma e, se fosse applicato il Piano Regionale Rifiuti, con quel che recepisce del quadro normativo nazionale e UE (autosufficienza di Roma e stop all’export così come all’import di rifiuti; raccolta differenziata ai livelli di legge, trattamento dell’organico a partire da forme di piccola scala e aerobici; impianti e discariche misurati sulle esigenze delle comunità, diffusi e pubblici), allora si potrebbe cambiare davvero passo. Ma sarebbe il caso che, dopo un piano regionale che è arrivato colmando 18 anni di vuoto, ogni soggetto istituzionale tornasse ad esercitare le proprie funzioni come da legge”, conclude l’esponente dei verdi.
Anche sul ritorno alla carica per la centrale Biogas a via Roncigliano, in un comunicato il presidente della Commissione Rifiuti Regionale ha dichiarato esplicitamente il suo diniego: “Già in passato la Commissione da me presieduta aveva valutato in audizione il precedente progetto di biogas, la cui la procedura autorizzativa fu in seguito archiviata perché mancante di alcuni elementi essenziali. Vanno poi considerati da un lato i pareri negativi di Città Metropolitana, Comune Albano, ASL Roma 6 e Soprintendenza Archeologica e dall’altro la situazione ambientale dell’area, decisamente compromessa, come dimostrato ampiamente dai rilevamenti di Arpa nei pozzi. Quindi Albano ha bisogno della definizione di un piano di risanamento con studio epidemiologico e dello stop a quegli insediamenti che, come il maxi-biogas in questione e come già accaduto fino a oggi con la riapertura per ordinanza metropolitana della discarica di via Roncigliano, potrebbero arrecare ulteriori rischi alla sostenibilità. Questi sono tutti elementi presenti nella legge Aree ad alto rischio di crisi ambientale”. L.S.