Una marea di percolato, il liquido di scolo prodotto dai rifiuti, sopra le falde idriche che danno acqua a molte coltivazioni, anche d’eccellenza, a tanti pozzi dei Castelli e pure agli acquedotti di Aprilia, Latina nord, Cisterna, Anzio e Nettuno. A produrre i pericolosi liquami è la vecchia discarica comunale di Velletri in zona Lazzaria – Colle Rosso. Nel sito, che ricade nella zona nota anche come “5Archi”, da giorni c’è un via vai di grossi autospurgo che aspirano e portano via il percolato. Già l’anno scorso fu fatta analoga operazione con la stessa ditta incaricata ultimamente. Stando ai documenti di aggiudicazione del lavoro, possiamo stimare oltre due milioni di litri di questo nauseabondo materiale che continua a prodursi nella pancia dell’ex discarica. Ma non dovevano metterla in sicurezza? Nel bacino acquifero là sotto recenti analisi di laboratorio sui quattro pozzi spia della discarica, che servono a monitorare il funzionamento dell’impianto, presentavano ancora delle anomalie. Il cloro è risultato in concentrazioni esorbitanti: superava del 550% la soglia massima ammessa dalla legge, 1.290 e 1.380 milligrammi per chilogrammo nei pozzi n. 1 e n. 3, contro un limite di legge pari a 250 milligrammi per chilogrammo. A febbraio 2015 alcuni cittadini e agricoltori di Aprilia e Velletri fecero un sopralluogo nel sito e vi trovarono una situazione fuori controllo: acque sporche e maleodoranti dentro i pozzi spia e nell’antico fontanile con l’acqua della sorgente di Gavignano un tempo usato per abbeverare gli animali al pascolo, a pezzi la rete per la captazione del gas prodotto dai rifiuti che finiva in aria con la centralina fuori uso. Ma là sotto continua a prodursi ed infiltrarsi il pericoloso percolato. Inchiesta sulla nuova edizione del Caffè di Latina, di Aprilia, di Anzio e dei Castelli Romani in distribuzione da domani giovedì 7 dicembre.
06/12/2017