Si passa da un livello dai 6 Volt/metro (V/m), che è la misura in vigore da circa 20 anni, a 15 V/m. Questo il risultato dell’entrata in vigore della legge 30 dicembre 2023, n. 214 voluta dal governo Meloni e votata dal Parlamento.
Un passaggio voluto principalmente per consentire lo sviluppo del 5G, il nuovo sistema di trasmissione di dati via etere, che aumenta le prestazioni, come la quantità di GigaByte trasmissibile e il numero di utenti che possono essere serviti nello stesso momento.
Sommando le nuove antenne 5G a quelle già esistenti (4G, 3G….) si prevede però un forte incremento di campi elettromagnetici nei prossimi mesi/anni. Ecco il motivo per cui il governo si è affrettato ad emanare la legge che alza i livelli da 6 a 15 V/m.
Di certo cantano vittoria le compagnie telefoniche che grazie a questa legge risparmieranno, secondo una stima di Legambiente, circa 4 miliardi di euro per montare il 5G senza sforare i precedenti livelli.
A onor del vero l’Italia resta una delle nazioni europee con i livelli limite più bassi, visto che per l’Europa il limite massimo è di 61 V/m. Ma è anche vero che la comunità scientifica ha accertato l’influenza dei campi elettromagnetici su piante ed insetti, con effetti ancora da capire bene.
Le battaglie tra antenne dei telefonini e residenti
L’Italia è storicamente la nazione dove i livelli elettromagnetici consentiti sono i più bassi in Europa. Questo è dovuto principalmente al principio di precauzione, visto che per molti anni non ci sono stati studi sanitari che accertassero a quale soglia bisognasse fermarsi per evitare che le onde diventino pericolose per la salute umana.
Con lo sviluppo tecnologico si è venuto a creare una contrapposizione per cui le compagnie telefoniche chiedevano di alzare tali livelli, mentre gran parte della popolazione era contraria a ciò.
Soprattutto le persone residenti vicino agli impianti di ricetrasmissione hanno mostrato sempre forti avversità all’installazione di tali impianti. E poiché antenne per telefonini sono spuntate un po’ ovunque, la fetta di popolazione che contesta queste antenne è davvero enorme.
Spesso sono stati i tribunali a dover dirimere queste contrapposizioni. La Legge “Gasparri” del 2004 ha portato un gran vantaggio alle compagnie telefoniche, che hanno potuto proseguire con l’installazione di nuove antenne vincendo cause contro i Comitati di cittadini e anche contro il volere dei Comuni.
Sono pericolose o no? Chi ha ragione?
I comitati anti-antenne hanno ragione nel sottolineare che non esistono studi accurati al punto di essere ritenuti definitivi, che accertino al 100% l’innocuità delle onde elettromagnetiche entro i livelli oggi definiti per legge. Anche perché ogni volta che si cambia tecnologia, cambiano anche le frequenze con cui si opera e bisognerebbe ripetere gli studi di impatto sulla salute.
Per fare un esempio attuale, oggi si sta introducendo il 5G, ed essendo nuova tecnologia, esistono evidenze sulla sua non pericolosità a breve termine entro certi livelli, ma allo stesso tempo non esistono evidenze sulle esposizioni a medio-lungo termine. Lo sapremo con certezza tra qualche anno.
La soluzione in realtà è un paradosso: per meno inquinamento occorrono più antenne
Per rendersi conto di cosa sono le onde elettromagnetiche si può fare una analogia con la luce, che è anch’essa un’onda elettromagnetica.
Ora, se dobbiamo illuminare una intera città possiamo mettere su un alto traliccio un’unica enorme lampada che illumina tutto il territorio. Ma questa è una soluzione ‘inquinante’ per chi è nei pressi dell’antenna che avrà una luce accecante, mentre in periferia la luce arriverebbe insufficiente.
La soluzione migliore è quella di mettere tante piccole lampade sparse sullo stesso territorio. Così tutti avrebbero sufficiente luce e nessuno sarebbe accecato.
Per le antenne dei telefonini vale lo stesso principio. Può sembrare un paradosso, ma per avere il minor inquinamento elettromagnetico bisognerebbe mettere in città tantissimi piccoli impianti ricetrasmittenti, invece delle attuali enormi antenne.
Questa soluzione è riconosciuta dalla comunità scientifica, ma non si applica, perché troppo più costosa per i gestori telefonici.
Ecco cosa possiamo fare davvero per tutelare la nostra salute
Oltre alle lotte dei comitati e agli studi degli scienziati, ognuno di noi può tutelarsi adottando un semplice comportamento: stare meno al telefonino.
Sembra una banalità, ma è fondamentale.
La potenza che ci ‘colpisce’ di un’onda elettromagnetica è inversamente proporzionale alla distanza a cui siamo dall’apparato che l’ha emessa.
Per capire cosa significa questa frase, diamo un’occhiata alle famose “tacche” del nostro telefonino.
Se siamo distanti da un’antenna, abbiamo solo 1 tacca, c’è poco campo e sentiamo male; se siamo vicini lo smartphone segna il massimo e si sente benissimo. La distanza condiziona quanta onda elettromagnetica ci “piove” addosso. Sembra che sia meglio stare distanti… e invece è vero il contrario.
Le onde elettromagnetiche, infatti, vengono prodotte sì dai grandi impianti, ma anche dal nostro telefonino. Il nostro cellulare è un piccolo impianto che irradia le stesse onde delle grandi antenne. Certo in minore quantità. Ma pensate bene: a che distanza siamo noi dal nostro cellulare quando lo usiamo? Siamo vicinissimi, attaccati.
Rileggendo ora la frase sopra, anche senza essere degli scienziati, ci possiamo rendere conto che la stragrande quantità di onde elettromagnetiche che assorbiamo vengono dal trasmettitore che abbiamo più vicino a noi, il nostro cellulare.
E c’è di peggio!
Se siamo lontani da un impianto ricetrasmittente (la famosa singola tacca) il nostro telefonino sarà costretto a ‘pompare’ quantità di onde assai maggiori. Ecco perché il nostro orecchio si scalda soprattutto se c’è poco campo.
Usare il telefonino dove c’è poco campo equivale ad assorbire grandi quantità di onde elettromagnetiche, come se vivessimo con intorno decine e decine di antenne vicinissime.
Chiedere di non installare un’antenna di telefonini in una zona in cui c’è poco campo, vuol dire costringere chi userà il telefono in quella zona ad assorbire una quantità enormemente più grande di onde elettromagnetiche, rispetto a quante ne avrebbero dovute ‘sopportare’ se ci fosse lì vicino un’antenna operativa.
Risultato: se veramente pensi che le onde elettromagnetiche facciano male, sei libero di contestare gli impianti, ma se poi usi il telefonino allora la tua protesta non ha senso, perché in realtà stai assorbendo molte più onde di chi vive vicino ad un impianto e usa il telefonino.
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