Certo, non è qualcosa che può fare chiunque. Mirko, poco più di 20 anni, è ormai un vero esperto della materia e sa riconoscere le meduse urticanti da quelle non pericolose per l’uomo. Ma il messaggio che vuole trasmettere è più sottile: non c’è bisogno di ucciderle o di correre via terrorizzati, basta scansarsi e lasciarle vivere placidamente la loro vita sottomarina. Anche perché sono tra i pochi esseri viventi che ancora frequentano il mare di Torvaianica.
«Le meduse che fotografo sono i cosiddetti “polmoni di mare” o rhizostoma pulmo, molto frequenti nelle nostre zone – spiega Mirko – Possono dare un pochino di prurito sulle mucose o su ferite aperte, ma per il resto sono praticamente innocue». «È molto bello vederle in acqua – racconta – spesso tra i loro tentacoli ci sono piccoli pesci o granchi che vivono in simbiosi con loro, nutrendosi di resti di cibo. Sono animali affascinanti e misteriosi. Secondo me vengono visti un po’ come gli squali: un nemico del mare. Invece la loro salvaguardia penso possa contribuire a restituire un po’ della bellezza perduta al mare di Torvaianica».
LA MEDUSA SALVATA
È di sicuro una passione inconsueta, quella di Mirko, ma non priva di significato. Le meduse, spiega lo studente, sono tra i primi organismi complessi apparsi sulla Terra e il loro aspetto è rimasto praticamente invariato. Segno che hanno molte più risorse di quanto si pensi. Come spesso accade, il loro primo problema è l’uomo. «Qualche giorno fa ero all’Argentario con alcuni amici – racconta a il Caffè – un bagnino aveva una medusa in un secchiello e voleva buttarla via perché pensava fosse pericolosa. Noi l’abbiamo presa e l’abbiamo portata con il secchiello in giro per tutta la spiaggia dimostrando alle persone che poteva essere toccata senza problemi. Poi l’abbiamo liberata. I bambini – assicura – erano entusiasti».
«È UN PO’ COME FOTOGRAFARE GLI UCCELLI»
Quella dei selfie con le meduse è un’idea che gli è venuta circa un anno fa. «Lo faccio sia perché mi piacerebbe fotografare tutte le specie che vivono nei mari italiani, ma anche per un motivo molto più semplice – spiega Mirko – è un po’ come per gli appassionati di birdwatching, che fotografano gli uccelli. A me piacciono le meduse e fotografo loro». Semplice e lineare. Anche se non sempre è facile spiegare una passione così particolare. «I miei genitori a volte storcono un po’ il naso. Spesso si preoccupano. Per esempio mia madre non è stata molto entusiasta quando ho iniziato a portare meduse dentro casa per analizzarle, però poi si è abituata e ne ha colto la bellezza. Sono certo che dentro di loro mi capiscano perfettamente».
Martina Zanchi