Non c’è pace per l’area industriale di Pomezia-località Santa Palomba.
Dopo i problemi rilevati dal comune di Pomezia, dall’Arpa Lazio e dalla Città Metropolitana di Roma sotto il centro di stoccaggio carburanti Eni (per leggere la notizia, clicca qui), ora la Asl Roma 6 ha chiuso anche un pozzo ‘privato’ ma destinato ad uso umano.
Il pozzo è riconducibile alla società Mercitalia Logistics di via della Zoologia n. 17, società che fa parte del gruppo FS Ferrovie dello Stato Italiano.
Il centro logistico FS è situato proprio a ridosso del centro Eni.
Ovviamente, il pensiero corre subito al rischio che tale inquinamento si allarghi a macchia d’olio. Fino a coinvolgere/travolgere il vicino e importantissimo campo pozzi Acea di Pomezia, i cui pozzi (ad uso potabile) servono anche il vicino e confinante comune di Ardea. Il Campo pozzi Acea è situato in via della Pescarella.
È certamente utile ricordare che, sottoterra, le sostanze inquinanti sono in grado di ‘camminare’ e di percorrere interi chilometri, anche in direzione monte.
In buona sostanza, il rischio che il campo pozzi Acea di Pomezia-Ardea subisca od abbia già subito un pesante inquinamento è davvero molto alto. Con tutti i rischi igienico-sanitari che si possono anche solo immaginare.
Pomezia, si allarga l’inquinamento dei pozzi ‘industriali’, dopo Eni anche FS
Ma partiamo dal caso più recente.
“La ASL Roma 6 – Dipartimento di Prevenzione – Servizio Igiene, Alimenti e Nutrizione – si legge nei documenti del comune di Pomezia a nostra disposizione che abbiamo potuto consultare – con nota dell’11 aprile scorso, acquisita agli atti di questa Amministrazione in data 12 aprile.
Ha comunicato (al municipio pometino, ndr) gli esiti delle analisi chimiche effettuate su campione di acqua di pozzo destinata al consumo umano, prelevato in data 03 aprile da pozzo privato della società “MERCITALIA LOGISTICS” sito in via della Zoologia nr. 17 in Pomezia.
Risultati non conformi nei parametri seguenti, rispetto ai limiti stabiliti dal Decreto Legislativo nr. 18/2023 (valori parametro NRG 5918).
PUNTO DI PRELIEVO: rubinetto del servizio igienico – parametro SOLFATI: 258 mg/l (dopo trattamento)”.
Il pozzo in questione è stato chiuso con un’ordinanza del comune di Pomezia.
A rischio l’acqua Acea (anche di Ardea)
A fine febbraio, come accennato in apertura, un ennesimo e grave ‘trasudo’ di carburante è fuoriuscito dal centro di stoccaggio Eni di Pomezia – Santa Palomba.
Una fuoriuscita grave, accertata da Arpa Lazio, Città Metropolitana di Roma e comune di Pomezia, che sta mettendo a rischio, per l’appunto, la qualità dell’acqua del campo pozzi Acea.
Il Campo pozzi Acea serve centinaia di migliaia di cittadini. Vale a dire i residenti dei due comune di Pomezia e Ardea.
Una recente tavola rotonda si è tenuta nel comune di Pomezia in relazione al ‘trasudo’ Eni. Al tavolo tecnico erano presenti vari Enti pubblici preposti alla tutela di salute e ambiente.
La Conferenza dei Servizi si è chiusa, però, in modo negativo. Con l’Eni che non è stata in grado di presentare un Piano di bonifica ritenuto, dagli Enti pubblici, serio ed efficace.
Acea, la municipalizzata dell’acqua del comune di Roma, è rimasta – da quanto a nostra conoscenza – ‘zitta e muta’, al tavolo tecnico in questione.
Il senatore Peppe De Cristofaro
Sul caso di inquinamento causato da Eni nel sottosuolo è stata presentata anche una interrogazione urgente al Governo meloni (per leggerla clicca qui) a risposta scritta da parte del senatore Peppe De Cristofaro di Alleanza dei Verdi e Sinistra.
Punto centrale è la parte in cui il senatore chiede spiegazioni del fatto che “Già nel 2016 si era evidenziato che il fenomeno di inquinamento da tricoloroetilene e tetracloroetilene si era esteso all’area del campo pozzi Laurentina, una delle fonti di approvvigionamento delle principali reti idriche pubbliche dei comuni di Pomezia ed Ardea”.
La sua interrogazione è finita nelle mani dei due ministri del Governo Meloni delegati alla Salute (Orazio Schillaci) e Ambiente (Gilberto Pichetto Fratin).
Il senatore chiede un intervento urgente per capire come mai, da circa 23 anni, l’Eni sia sostanzialmente libera di emettere inquinanti che pongono a rischio un campo pozzi, quello Acea, che serve circa 200mila persone”.
Al caso Eni, si aggiunge ora anche quello FS.
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