Gli sversamenti, riferisce al giornale il Caffè uno dei segugi che ha curato le indagini, hanno prodotto un innalzamento importante del suolo. «Dopo gli sversamenti, subito tappavano il tutto con la stessa terra scavata per creare le grosse buche – rivela l’investigatore al Caffè -. Hanno rialzato il piano di campagna, cioè il livello del suolo, di almeno dieci metri dal febbraio 2016, quando abbiamo iniziato le indagini, si può immaginare che enormi quantità di rifiuti abbiano depositato nella ex cava: c’è di tutto lì sotto, la terra la toglievano e la rimettevano». In un sopralluogo effettuato nella ex cava prima dell’apposizione dei sigilli della direzione distrettuale antimafia, nel sito noi del Caffè abbiamo rinvenuto polveri di colore giallastro ed altri rifiuti ancora ben visibili. Cosa è finito là sotto potranno dircelo le analisi dei campioni che oggi, 28 luglio, hanno avviato l’Arpa Lazio ed il consulente esterno nominato dalla Procura della Repubblica di Roma.
Nomi e cognomi, c'è pure il 'boss'
I camionisti del traffico di rifiuti nella cava trasformata in discarica
Rischioso, ma tutto sommato nemmeno più di tanto: coi loro camion potevano star tranquilli che arrivati al capolinea, solo da un lato potevano arrivare ficcanaso o altri veicoli fuori dal ‘giro’. È una strada senza uscita quella dove faceva ultima tappa chi guidava i Tir, spesso con rimorchio a cassone chiuso come quelli che ad esempio trasportano scatoloni, cibo o altra merce ordinaria, e gli altri grossi camion dei veleni che scaricavano nella ex cava dei Piattella ad Aprilia, a un tiro di schioppo dalla carreggiata nord della Pontina, quella verso Roma. Da fonti giudiziarie si apprende che uno era proprio di Aprilia, Manzini Alberto che figura tra i 16 soggetti incarcerati nella retata di ieri 27 luglio. Tra l’altro, risulterebbe anche come patron della ditta IUMA Srl, tra le ditte che gli inquirenti definiscono “associate” al presunto sodalizio criminale. Sempre per la IUMA Srl, a trasportare i carichi di rifiuti sarebbero stati poi Ulisse Iacoangeli e Federico D’Errico Laterza. Secondo il Giudice per le indagini preliminari, davano un servizio completo: guidavano camion della Iuma Srl, “occupandosi anche del successivo sversamento”. Per la solita ditta del Manzini, ci sarebbe anche un certo Franco, non meglio identificato. Nelle carte giudiziarie spuntano come camionisti tale Massimo Donnarumma e Riccardo Cogoni, che avrebbe trasportato camion con tanto di logo di un’azienda di Aprilia, che ha un certo rilievo nel settore recupero rifiuti. Oltre alle telecamere dei poliziotti, nella vecchia cava c’erano pure quelle della videosorveglianza, e quelle immagini non sono finite sottoterra. Inoltre ci sarebbe Viorel Achim, con rifiuti “provenienti dalla società Edilidea Srl” e su camion della stessa ditta che ha sede a Roma, in via Castel Porziano. Anche tutti costoro, scrive il Giudice che ha disposto gli arresti, avrebbero svolto l’attività “occupandosi anche del successivo sversamento”. Rifiuti provenienti dalla Ditta Giulia 2003 Srl sarebbero stati trasportati a bordo di veicoli pesanti da Sante Lucidi e Massimo Giacomi. Il trasporto e lo sversamento di altri carichi provenienti da aziende rimaste per ignote per ora, sono Antonino e Riccardo Piattella, padre e figlio, ritenuti dagli investigatori boss e “gestore a tutto tondo” della ex cava trasformata in cimitero di rifiuti abusivo. Con loro, tra i presunti guidatori dei camion eco-mostri, anche uno degli altri arrestati coi, Elio Bacci detto “Mauro”. E ancora: l’apriliano Patrizio Telesca di 36 anni, Alessandro Papi 35enne nato a Genzano di Roma, Aldo Puca 35enne, Cristinel Esanu nato in Romania 41 anni ed un certo Zanotti non meglio identificato. Anche per loro gli inquirenti sono convinti che curassero anche lo sversamento finale nella discarica abusiva.
28/07/2017
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