Sono ancora avvolti nel mistero gli attimi che hanno preceduto la morte di Rosa Nasoni, la 76enne uccisa nella notte tra il 10 e l’11 dicembre in una villetta di Martin Pescatore, la zona residenziale di Torvaianica a due passi dal mare. Un ragazzo di appena 19 anni, C.G., figlio del compagno della figlia della vittima – per brevità lo definiremo un nipote acquisito della Nasoni – ha confessato l’omicidio ma agli inquirenti, che lo hanno interrogato in Procura a Velletri, non ha dato alcuna spiegazione su cosa lo avrebbe spinto a malmenare e a strangolare l’anziana con la quale conviveva nella villetta, insieme al padre e alla compagna.
A dare l’allarme, alle prime luci del mattino di mercoledì, è stato proprio il padre del 19enne. L’uomo, di 59 anni, si sarebbe alzato per andare al lavoro e si sarebbe trovato davanti agli occhi la macabra scena: il figlio, con i vestiti ancora sporchi di sangue, era seduto sul letto dell’anziana accanto al corpo ormai esanime, che presentava vistosi lividi sul volto. Immediata a quel punto la chiamata ai carabinieri di Pomezia, che hanno messo i sigilli alla scena del delitto.
Secondo il referto del medico legale, la vittima aveva una fuoriuscita di sangue da una ferita lacero-contusa sotto l’arcata sopracciliare destra, oltre a profondi graffi sul collo che fanno pensare all’estremo tentativo di difesa da uno strangolamento. Il ragazzo aveva una nocca della mano destra ferita, potenzialmente compatibile con i pugni inferti alla signora Rosa. Sul corpo della donna è stata disposta l’autopsia mentre il 19enne, che ha ammesso le proprie responsabilità davanti al magistrato, è stato portato in carcere in attesa degli sviluppi giudiziari della vicenda. Tutte le piste sono battute dagli investigatori per risalire al movente dell’efferato omicidio.