Paradossale vicenda quella che vede protagonista il parco San Marco di Latina, conosciuto da molti come Libero Orto per la pratica utilizzata da un gruppo di giovani di piantare alberi per lasciarli in dono alla comunità. Nella giornata di ieri alcune ditte di manutenzione incaricate dall’amministrazione comunale hanno buttato giù 7 alberi per fare posto ad altri. Già: via il lavoro decennale dei ragazzi per un restyling al parco tra orti botanici e giochi per bambini.
«Gli alberi – spiegano i ragazzi che li avevano piantati – erano tutti quanti adulti – quindi visibili – o ben segnalati con il cannicciato ed i mattoni che contraddistinguono le nostre piantumazioni. Tra le vittime, contiamo un mandorlo dolce, 3 querce, un abete, un ciliegio e un alloro, per un totale di oltre 50 anni di vita di alberi spezzati».
Gli attivisti del Libero Orto avevano immaginato che sarebbe potuto sorgere il problema e da tempo avevano cercato di smuovere l’opinione pubblica organizzando incontri e chiedendo ai piani alti il rispetto per il loro “lavoro” svolto là dove l’amministrazione era stata latitante. «A questo vile attacco – hanno commentato amareggiati dalle pagine de Il Cencio – noi risponderemo con ulteriori piantumazioni, per riaffermare l’autogestione popolare del parco, contro l’istituzione del comune che, se da un lato si vanta di essere vicino alle tematiche ambientaliste, dall’altro lascia dietro di sé una scia di cemento ben più significativa dei pochi alberi (tra l’altro non autoctoni e quasi mai manutenuti) che pianta».
«Gli alberi – spiegano i ragazzi che li avevano piantati – erano tutti quanti adulti – quindi visibili – o ben segnalati con il cannicciato ed i mattoni che contraddistinguono le nostre piantumazioni. Tra le vittime, contiamo un mandorlo dolce, 3 querce, un abete, un ciliegio e un alloro, per un totale di oltre 50 anni di vita di alberi spezzati».
Gli attivisti del Libero Orto avevano immaginato che sarebbe potuto sorgere il problema e da tempo avevano cercato di smuovere l’opinione pubblica organizzando incontri e chiedendo ai piani alti il rispetto per il loro “lavoro” svolto là dove l’amministrazione era stata latitante. «A questo vile attacco – hanno commentato amareggiati dalle pagine de Il Cencio – noi risponderemo con ulteriori piantumazioni, per riaffermare l’autogestione popolare del parco, contro l’istituzione del comune che, se da un lato si vanta di essere vicino alle tematiche ambientaliste, dall’altro lascia dietro di sé una scia di cemento ben più significativa dei pochi alberi (tra l’altro non autoctoni e quasi mai manutenuti) che pianta».
04/06/2015