Un luogo di bellezza e di cultura al centro della città – quello che doveva essere l’avveneristico teatro di Pomezia – al contrario può essere a tutti gli effetti classificato ad emblema di un fallimento urbanistico, saggio delle cose fatte male, dramma delle incompiute, commedia dell’opera pubblica. Insomma quel “teatro” mai realizzato, di teatrale ha solo l’aspetto kafkiano di essere diventato un non luogo. Anzi l’esatta negazione di sé. Un’area dove prende il sopravvento l’incuria, il degrado urbano, lo spreco. Un luogo prescelto anche per l’emarginazione sociale. Ci siamo stati e il brutto scheletro portante di quella struttura per “fare” bellezza, oggi è solo uno spunto visivo per storcere il naso. Ma la domanda a questo punto è: “Cosa ne sarà di quel progetto?” Cosa si vuole fare di quell’area? Di tempo ne è passato davvero troppo per permettere ancora a quello che si conferma essere l’ecomostro principe della città di dare brutta mostra di sé. Tempo che al contrario all’interno della struttura sembra essersi fermato. Accantonati nello spazio delimitato ci sono svariate tonnellate di materiale edile acquistato ma mai adoperato, come laterizi o altre dotazioni in metallo che dovevano servire per proseguire i lavori. Uno spreco denaro pubblico non quantificabile. Tutto lasciato alle intemperie nel trascorrere di questo tempo che, evidentemente, deve averne compromesso anche l’utilità per via dell’obsolescenza.
All’interno poi, appena ci si riesce ad affacciare, è documentabile l’abitudinaria presenza di alcune persone – come ci è capitato ed è facilmente documentabile dalle fotografie – che, come accade spesso in questi casi, omologano il degrado urbano di alcune aree cittadine al proprio degrado sociale, sia che questo corrisponda a stati indigenza e nomadismo sia che per ragioni di tossicodipendenza.
Insomma sarebbe davvero arrivato il momento di pensare al destino di questa fondamentale opera di aggregazione sociale, di cultura, di intrattenimento che – oltre che dare un’accelerata sotto il profilo del prestigio e della crescita alla città e alla cittadinanza – potrebbe anche creare diversi posti di lavoro, invece che proseguire, dal punto di vista urbanistico, con i soliti fiumi di cemento per insediamenti residenziali sempre più spesso oggetto di intoppi amministrativi.
All’interno poi, appena ci si riesce ad affacciare, è documentabile l’abitudinaria presenza di alcune persone – come ci è capitato ed è facilmente documentabile dalle fotografie – che, come accade spesso in questi casi, omologano il degrado urbano di alcune aree cittadine al proprio degrado sociale, sia che questo corrisponda a stati indigenza e nomadismo sia che per ragioni di tossicodipendenza.
Insomma sarebbe davvero arrivato il momento di pensare al destino di questa fondamentale opera di aggregazione sociale, di cultura, di intrattenimento che – oltre che dare un’accelerata sotto il profilo del prestigio e della crescita alla città e alla cittadinanza – potrebbe anche creare diversi posti di lavoro, invece che proseguire, dal punto di vista urbanistico, con i soliti fiumi di cemento per insediamenti residenziali sempre più spesso oggetto di intoppi amministrativi.
11/05/2016