Consultori sempre più trascurati e in chiusura: qualcosa si sta muovendo. Se non altro, le istituzioni preposte alla salute pubblica mostrano qualche apertura all’ascolto. Una delegazione dell’Assemblea delle Donne di Albano – Cecchina – Pavona è stata ricevuta dalla Cabina di regia del Servizio sanitario Regione Lazio, guidata dall’ex Consigliere regionale Alessio D’Amato, insieme a Egidio Schiavetti, dell’Ufficio di staff del Commissario ad acta per la sanità Nicola Zingaretti. Durante l’incontro, tenutosi il 9 gennaio alla presenza anche della Consigliera Regionale Marta Bonafoni, D’Amato ha assicurato alle volontarie che si consulterà coi dirigenti della Asl Roma 6, responsabile per l’area tra i Castelli Romani, Ardea, Pomezia, Anzio e Nettuno dove è sempre più preoccupante la carenza dei servizi materno infantili e alle coppie che dovrebbero per legge essere forniti dai Consultori familiari. Dopodiché, ha sempre garantito il capo della cabina di regia della sanità laziale, le ricontatterà per un nuovo incontro entro 7-10 giorni per comunicargli quali interventi saranno messi in atto per far fronte alla grave situazione. Non è dunque caduto nel vuoto il dettagliato e forte appello lanciato a metà dicembre scorso dall’Assemblea delle Donne di Albano – Cecchina – Pavona che hanno sollecitato il faccia a faccia con la Regione, nonché interventi seri, rapidi e concreti. Le donne hanno esposto la pessima e illegale situazione: i Consultori dovrebbero per legge essere uno ogni 20mila abitanti, quindi 26 sedi nella sola Asl Roma6, necessarie per coprire il fabbisogno dell’intera popolazione, ma ad oggi ce ne sono soltanto 14 sedi ancora aperte di 17 preesistenti (negli ultimi anni 3 sedi sono state chiuse, Anzio Ardea e Rocca di Papa). Hanno inoltre precisato che nelle 14 sedi restanti il personale rimasto in servizio consente l’apertura dalle 6 alle 8 ore settimanali e questo rende sempre più difficoltoso accedere ai servizi che dovrebbero offrire i Consultori. E la situazione andrà peggiorando, se non si interviene davvero, visto che nel 2018 andranno in pensione altri operatori e, quindi, altre sedi rischiano la chiusura per cui è urgentissima l’assunzione di nuovo personale, almeno per completare l’équipe delle sedi ancora aperte per poi passare alla programmazione dell’apertura di nuove sedi per completare la rete consultoriale. Prosegue così la mobilitazione dal basso a difesa di queste fondamentali strutture socio-sanitarie previsti dalla legge e con un ruolo cruciale per la salute pubblica e lo sviluppo socio-familiare. Le attiviste castellane, da tempo monitorano la situazione e sono andate ad incontrare i Sindaci del territorio per sensibilizzarli e invocarne l’intervento. Poco o nulla è stato fatto dai Sindaci che pure sono le massime autorità in materia di salute pubblica nei rispettivi Comuni. La speranza ora è che la Regione Lazio dia seguito ai diversi annunci susseguitisi in questi ultimi anni, fino a qualche mese fa, che promettevano risorse e interventi per i Consultori familiari. Altrimenti, dopo le prossime elezioni del 4 marzo, sarà tutto o quasi da rifare per riportare il tema all’attenzione di chi comanderà la sanità laziale.
11/01/2018