Un pestaggio misterioso quello subito da un carabiniere il 17 marzo di due anni fa, a Velletri. Un episodio ricco di zone d’ombra, che un’indagine, denunce, esposti e un processo, anche se appena avviato, non hanno sgomberato. Tanto che il difensore del militare, l’avvocato Alessandro Mariani, nell’attesa che il prossimo 16 dicembre si torni in aula, ha ora chiesto alla Procura generale di Roma di avocare il procedimento, ipotizzando una serie di omissioni da parte di chi ha portato avanti le indagini.
Il titolare di un deposito giudiziario di Velletri, in via Grotte dell’Oro, per le lesioni subite dal carabiniere, è imputato per lesioni semplici. Citato a giudizio dal pm Giuseppe Travaglini. Un processo partito dopo che, per quanto accaduto due anni fa, era stato inizialmente indagato anche il militare di Velletri, in servizio all’estero, accusato a sua volta di aver aggredito il responsabile del deposito. La difesa ha evidenziato che le fasi dell’aggressione sono tutte facilmente ricostruibili dalle immagini catturate da una telecamera di sorveglianza dell’attività di via Grotte dell’Oro, dove il militare si era recato con la ex moglie, per recuperare un’Opel Corsa che aveva lasciato in strada, perché in panne, e che era stata fatta portare via dai vigili urbani. Un filmato in cui, per ol difensore, si vede chiaramente l’aggressione del carabiniere, finito con il naso fratturato con una testata, e che smentisce la versione dei fatti data da testimoni e investigatori. La prognosi del carabiniere era inoltre di 25 giorni, più di quanto prevedono le lesioni semplici. Affatto chiaro inoltre perché la Polizia non acquisì subito le immagini della telecamera di videosorveglianza e perché il 118 prestò assistenza a quanti erano presenti nel deposito anziché al militare sanguinante. Ma niente da fare. Su quel pestaggio senza un perché, iniziato poco dopo l’ingresso del militare nel deposito, seppure in quell’area fosse vietato il libero accesso agli estranei, e sui tanti punti oscuri nella vicenda, la difesa si è così appellata alla Procura generale.