Il 15 maggio 2013 doveva essere eletto il superiore generale dei camilliani. Padre Renato Salvatore avrebbe temuto di non essere riconfermato e il commercialista romano Paolo Oliverio, in stretti rapporti con il religioso, grazie al quale avrebbe avuto potere nella gestione dei diversi ospedali diretti dall’ordine, ha organizzato il sequestro di due religiosi, i padri Rosario Messina e Antonio Puca, per impedire loro di votare e far così rieleggere Padre Salvatore. I due camilliani sono stati presi ad Ariccia da Emanuele Demuru e Antonio Schinaia, con la scusa che dovevano essere ascoltati dalla Guardia di finanza per presunte irregolarità nella gestione dei beni dell’ordine, e condotti a Roma, presso la caserma delle Fiamme gialle di via Depero. Nella capitale, grazie a tre finanzieri che sarebbero stati d’accordo con Oliverio, ricevendo in cambio denaro, i due erano stati trattenuti per ore e Padre Renato Salvatore era stato rieletto. Sulla vicenda ha indagato l’Antimafia e la stessa Guardia di finanza ha eseguito sei arresti.
In primo grado, accusati di sequestro di persona, Oliverio è stato condannato a quattro anni di reclusione, mentre Demuru e Schinaia sono stati condannati a un anno e mezzo. Per gli altri imputati si è proceduto separatamente. In appello, però, ottenuta la derubricazione del reato in violenza privata, la sentenza è stata riformata e per il commercialista la condanna è stata ridotta a due anni e cinque mesi e per gli altri due a cinque mesi e dieci giorni di reclusione. Il Procuratore generale ha fatto ricorso e la Cassazione l’ha accolto, ritenendo che si sia trattato di un sequestro. In appello dovranno così essere riveste le pene, che per i tre saranno più pesanti. Oliverio, legato a potenti e vip, in passato è stato coinvolto in diverse inchieste, da quella sul consigliere regionale Maruccio a quella sulla P3, fino a quella sull’eolico in Sardegna.