SE NON SI MUOVEVA LA PROCURA…
Tutto ha avuto inizio quando, in un territorio devastato da decenni di colate di cemento selvagge e mancate soluzioni per sanare la piaga da parte della politica, la Procura di Velletri ha siglato un protocollo con la Regione Lazio, per accedere a un fondo da cinque milioni di euro, con cui compiere demolizioni d’ufficio. Un atto che porta la data del 25 giugno scorso e che rappresenta la risposta degli inquirenti alle difficoltà di perseguire i reati legati all’edilizia. “Se i processi finiscono sempre in prescrizione, cerchiamo almeno di demolire gli abusi”, si sono detti in Procura. Dall’ufficio giudiziario veliterno è poi partito l’ordine ai sindaci dei 30 Comuni del circondario di compiere uno screening sulle ordinanze di demolizione ormai definitive ma mai compiute, andando anche a vedere chi abita in quelle case, se si tratta di prime abitazioni e se ospitano anche minorenni o disabili. Sempre ai sindaci è stato poi precisato che gli immobili irregolari devono essere acquisiti al patrimonio comunale, visto che in caso contrario a rischiare, tanto sul fronte penale quanto su quello contabile, sono gli stessi pubblici amministratori. Un terremoto tra il litorale romano sud, i Castelli e l’area casilina.
BEFFA PER I CONDONATI
Gli uffici tecnici degli enti locali si sono messi a lavoro, ma è ben presto emerso il problema dei condoni. Decine di famiglie, aderendo alla sanatoria del 2003, hanno infatti pagato il condono per la casa che si sono costruite abusivamente, facendo finire anche nelle casse comunali più di 60mila euro per ogni immobile da sanare. Pensavano di essere ormai in regola, di poter dormire sonni tranquilli, alcuni addirittura hanno acquistato gli immobili sanati, ma per loro è arrivata la doccia fredda. Compiuto lo screening chiesto dalla Procura, alcuni Comuni hanno sostenuto che in determinate zone non era possibile concedere sanatorie e anche a chi la sanatoria l’ha pagata è stato inviato il provvedimento di acquisizione del bene al patrimonio del Comune, per poi destinarlo a fini sociali o demolirlo. Un fenomeno spuntato subito fuori a Rocca Priora, con i primi 180 avvisi ad altrettanti proprietari di case che l’ente intende acquisire. Si è costituito anche un comitato, “Equi Diritti”, presieduto da Cristina Milani, deciso a trovare una soluzione e a dare battaglia, tra raccolte di firme, manifestazioni e appelli allo stesso presidente della Regione, Nicola Zingaretti.
IL PROBLEMA SI ALLARGA
«Il Comune ha avuto notevoli finanziamenti regionali nel 2007, per portare in Regione dei piani di variante, ma non l’ha fatto. E questo è il risultato», hanno tuonato dal Comitato. Ben presto, però, come previsto il problema si è allargato a macchia d’olio. A Ciampino l’ente ha puntato sulle indennità di occupazione, trasformando dunque in inquilini i proprietari delle case da acquisire al patrimonio comunale. Provvedimenti di acquisizione sono stati quindi emessi dal Comune di Grottaferrata e la protesta del Comitato ha alla fine toccato anche Velletri. A rischiare di finire sotto un ponte, solo a Roma, sarebbero 60mila famiglie. Circa duemila nel circondario della Procura di Velletri. «Questa – ha sostenuto la presidente di Equi Diritti – è una vera e propria bomba sociale». «Siamo davanti a un vietnam amministrativo», ha aggiunto. E il comitato sta così anche valutando l’ipotesi di ricorrere alla Corte europea per i diritti dell’uomo.