L’iniziativa è l’espressione locale della “Protesta dei pesci di fiume”, giornata nazionale ricca di decine di flash-mob in tutta Italia per la conservazione degli ambienti fluviali e delle specie che vi abitano. Il progetto ha visto l’adesione di circa 18 associazioni che hanno lanciato un messaggio al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa : salvare i nostri fiumi. Tra le richieste la sospensione di incentivi all’idroelettrico, il rispetto della direttiva quadro Acque dell’Unione Europea e la difesa della Biodiversità. Durante la conferenza La Biodiversità dei Monti Lepini oltre 12 interventi scientifici hanno parlato della biodiversità e geodiversità del nostro territorio e si è dimostrato nel dettaglio i problemi e le soluzioni possibili che interessano diversi ambienti acquatici del comprensorio, molti dei quali richiedono urgentemente interventi di conservazione e tutela. Nel nostro territorio, Il Fiume Amaseno rappresenta un caso emblematico di come un corso d’acqua possa essere distrutto dallo sfruttamento antropico.
L’opera di artificializzazione del fiume ha infatti distrutto l’originale ecosistema fluviale nel suo basso e medio corso, mentre nell’alto corso persiste ancora un ampio tratto naturale, con fondo ciottoloso e una fascia ripariale alberata. Qui era possibile trovare almeno 10 specie di pesci autoctone. Purtroppo a seguito di numerosi rilasci di pesci per supportare la pesca sportiva, sono state introdotte numerose specie aliene, ovvero non originarie del nostro territorio, che hanno invaso il fiume e che stanno scalzando le specie native, delle quali 4 sono scomparse come risultato dell’azione combinata di specie invasive e degrado ambientale. L’estinzione del Ghiozzo etrusco (Neogobius nigricans), che era relegato in una piccolissima area dell’alto corso del fiume, dopo l’invasione da parte dell’alieno e simile ghiozzo padano (Padogobius bonellii), ha del tragico. Dopo le prime esultanze per i buoni esiti della la Direttiva Europea Habitat 92/43/CEE che doveva garantire la conservazione della natura del Sito di Interesse Comunitario (SIC), il fiume infatti fu vittima di uno sfruttamento insostenibile da parte delle attività agro-zootecniche: lo scarico di reflui, il taglio abusivo della vegetazione riparale e la realizzazione di una centralina idroelettrica. Una devastazione tragica perpetrata in barba alla legge che nel 2017 ha portato al collasso dell’ecosistema acquatico con l’estinzione del ghiozzo etrusco, come denunciato dal Prof. Zerunian nel saggio “Storia di un’estinzione”.
“All’estinzione – spiega Lazio Pro Natura – non potremo rimediare ma con quest’iniziativa si è lanciato un forte messaggio di speranza e necessità di impegno alle istituzioni che non devono restare a guardare ma aiutare la conservazione e la rigenerazione degli ecosistemi naturali”.