I Fragalà, catanesi trapiantati sul litorale pometino, hanno un ampio curriculum criminale. Salvatore Fragalà all’età di 17 anni uccise un coetaneo sospettando che parlasse con la Polizia, dunque che fosse quello che i malavitosi considerano “un infame”, e il fratello Sante, nel 2011, uccise due uomini a Cecchina nell’ambito di uno scontro legato al mercato della droga. Proprio Sante, però, diventato poi collaboratore di giustizia, ha riferito all’Antimafia di Roma gli affari portati avanti dai suoi familiari, la loro affiliazione ai Santapaola di Catania e i legami anche con la malavita romana e calabrese. Tre anni fa il sequestro di Ignazio, che a Torvaianica gestisce una pasticceria siciliana. Dopo una colluttazione davanti alla sua abitazione, il pasticciere di 63 anni venne caricato a forza su una Mercedes classe B, seguita da un’auto dello stesso tipo, e iniziò la corsa verso la Sicilia. Scattato l’allarme, i carabinieri individuarono le due auto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e videro che, nei pressi della stazione ferroviaria di Villa San Giovanni, Fragalà venne fatto salire su un’altra auto, una Fiat Punto. Il gruppo venne bloccato a Messina, allo sbarco, e il 63enne riferì di aver scoperto, durante il viaggio, di essere stato rapito per un debito di 130mila euro contratto dal figlio e relativo all’acquisto di un’autovettura. “To figghio –avrebbe detto uno dei sequestratori al pasticciere – ni futtiu centotrentamila euro”. Fragalà dunque denunciò l’accaduto, ma poi ritrattò, sostenendo di essersi unito volontariamente al gruppo. Ma fondamentali per gli investigatori diventarono le dichiarazioni del pentito Sebastiano Sardo, che sostenne di essere stato lui il mandante del sequestro a scopo di estorsione e venne fuori la storia della partita di coca non pagata. Vennero arrestati i sette imputati ora condannati in via definitiva e Francesco Cuffari, anche lui catanese, l’unico che ha scelto un processo con rito ordinario e che è stato condannato a sedici anni e nove mesi di reclusione dalla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Roma.
La sentenza della Cassazione
Sequestrano pasticcere di Torvaianica per farsi ridare un prestito: le condanne
Condanne definitive per sette catanesi protagonisti, il 3 marzo 2016 a Torvaianica, del sequestro a scopo di estorsione del pasticciere Ignazio Fragalà, fatto prigioniero per costringere il figlio Salvatore a restituire 130mila euro incassati dal clan siciliano Cappello-Carateddi senza poi fornire all’organizzazione criminale i cinque chili di cocaina promessi. La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati e rigettato i ricorsi presentati da Gaetano Ferrara, Marco Guerrera, Simone Guglielmino, Francesco Maurizio Perna, Antonio Ivano Santangelo, Luca Davide Sardo e Concetto Zanti. Per loro confermate così condanne per un totale di 54 anni di reclusione.
02/05/2019
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