La sindrome dello spettro autistico è passata da essere un disturbo gravemente invalidante, in cui solo il 25% delle persone diagnosticate arrivava a sviluppare comunicazione verbale negli anni 80, a circa il 75% dei soggetti diagnosticati, di oggi, in grado di sviluppare comunicazione verbale con un conseguente cambiamento di sviluppo ed una riduzione della disabilità nell’arco vita. In meno di 70 anni, dalla classificazione del disturbo, l’impatto sulle persone con ASD in termini di miglioramento della qualità di vita è stato notevole. Questi risultati, sebbene ancora non ottimali, sostengono l’importanza di una diagnosi sempre più precoce e nell’applicazione di trattamenti basati sull’evidenza scientifica per consentire l’aumento delle possibilità di inclusione e fornire sostegno a chi ne è affetto e alle loro famiglie. Secondo le ultime stime – sostengono gli organizzatori – un bambino su 68 soffre di sindrome dello spettro autistico. Il numero dei maschi con autismo è di 4-5 volte superiore a quello delle femmine. I farmaci specifici contro questo disturbo non esistono, mentre ve ne sono pochi che danno modesti risultati e soltanto per alcune manifestazioni associate all’autismo. Recenti studi hanno evidenziato come i bambini colpiti da questi disturbi presentino, già nelle prime settimane di vita, alcune anomalie nel pianto e nel movimento spontaneo. Se questi dati venissero confermati in un più ampio campione e sarà possibile associare tali anomalie ad alcune caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti presi in esame, potrà essere attivato un monitoraggio per la loro identificazione precoce, già nel primo anno di vita, ed attivato un intervento precoce che sia il più possibile intensivo e individualizzato.
Al convegno si parlerà di “Identificazione precoce dei segnali di rischio” con la dottoressa Scattoni, coordinatrice del NIDA, il Network Italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico; di Terapia Mediata dai Genitori, con il prof. Valeri, del reparto Neuropsichiatra Infantile c/o UOC di Neuropsichiatria Infantile Dipartimento di Neuroscienze Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma; di stress genitoriale con la professoressa Cerquiglini, del Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-chirurgiche “Sapienza” Università di Roma-Polo Pontino; di inclusione scolastica e lavorativa con il prof. Laghi, direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita e Presidente del Corso di Laurea magistrale Psicologia dello sviluppo tipico e atipico Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia 1“Sapienza” Università di Roma, che quale approfondirà i vari passaggi del programma di intervento COMPASS (Collaborative Model for Promoting Competence and Success for Student with ASD); il dottor Bernardini, responsabile della comunicazione dell’associazione “L’emozione non ha voce” affronterà il delicato tema della vita da autistico adulto attraverso l’integrazione sociale e con quali opportunità occupazionali. Il dottor Conversi, Ricercatore in psicobiologia presso il dipartimento di Psicologia di Sapienza Università di Roma, illustrerà le nuove frontiere della ricerca sugli interventi comportamentali per l’autismo.
Ad aprire il convegno il Prof. Giuseppe Titti, Responsabile Coordinamento area pediatrica Centro Polispecialistico San Giuseppe Latina e Primario Emerito UOC di Pediatria e Neonatologia Ospedale G.B. Grassi di Ostia-Roma, che parlerà dell’importante ruolo del pediatra nell’identificare i primi segnali.
L’autismo è un punto interrogativo a cui la scienza ancora non è riuscita a dare risposte: per questo non è possibile parlare di cure risolutive della malattia e spesso le famiglie si ritrovano completamente abbandonate e senza gli strumenti adeguati per poter far fronte a questo problema.