Circola un’indiscrezione secondo cui il Comune si appresterebbe a dichiarare dissesto finanziario. Quanto c’è di vero?
Posso dire che abbiamo presentato ai revisori dei conti la situazione economico finanziaria del Comune e siamo in attesa del loro parere, che dovrebbe arrivare il 7 novembre. Quello che è emerso è che abbiamo grossi problemi di mancati equilibri finanziari e una considerevole quantità di debiti fuori bilancio, che sono ulteriormente saltati fuori in questi mesi, “dimenticati” dalle passate Amministrazioni. La situazione è più preoccupante di quanto si prospettava a luglio. Allora avevamo deciso di lavorare a un piano di riequilibrio ma, già dopo poche settimane, abbiamo dovuto ipotizzare di far ricorso al fondo di rotazione.
Di cosa si tratta?
Prevede l’indebitamento dell’ente dei confronti della Cassa Depositi e Prestiti, un debito che va restituito in dieci anni. Fondamentalmente è ciò che ha già fatto il Comune di Pomezia. Ma la loro situazione è molto diversa.
Perché sarebbe diversa?
Perché Pomezia può contare su entrate tributarie di cui noi non disponiamo. Faccio un esempio banale: noi non abbiamo aziende che pagano l’Imu, perché semplicemente ad Ardea le aziende non ci sono più. Pomezia, pur essendo molto indebitata, ha risorse per pagare 4,5 milioni l’anno di fondo di rotazione, noi invece non abbiamo niente. Le tasse sono già al massimo, sono stati azzerati molti servizi, è stato raschiato il fondo del barile. L’eventuale soluzione di dissesto non sarebbe una scelta politica, ma obbligata dai fatti.
Avete proposto voi ai revisori dei conti il dissesto?
Noi abbiamo semplicemente sottoposto loro i conti del Comune. Poi naturalmente abbiamo dato un parere: stando così le cose non vediamo altra soluzione. Abbiamo un dirigente alle Finanze molto competente, un assessore al Bilancio che ne sa almeno quanto lui, ma ciò non toglie che i revisori potrebbero proporci altre soluzioni per venirne fuori.
Va detto che i commissari potrebbero fare molto, verificando la situazione debitoria e andando indietro di anni, trattando con i fornitori per i debiti esigibili e non saldando quelli illeciti o non giustificati. Tra l’altro sarebbero interessate anche la Corte dei Conti e la magistratura, che potrebbe indagare su eventuali responsabilità.
Sembra quasi la panacea di tutti i mali. Ma allora perché finora si è cercato di evitarlo?
Perché comunque andrebbe a colpire i fornitori, anche se in questo caso non colpirebbe i cittadini che hanno già tutte le tasse al massimo e i servizi praticamente azzerati. Per la cittadinanza non cambia assolutamente nulla, anzi, per assurdo potrebbe essere l’occasione per ripartire e tornare a fare molto di più di quanto fatto fino ad oggi. Ne risentiranno invece i creditori del Comune, che dovranno accettare di trattare.
Pare di capire che la Giunta abbia una posizione piuttosto definita. Con il gruppo consiliare ne avete parlato?
La nostra posizione è dovuta a questioni tecniche incontrovertibili: non si possono fare più i trucchi a livello contabile per far tornare i conti. Per quanto riguarda il gruppo, va detto che è molto difficile confrontarsi su questioni tecniche. Noi stiamo cercando di spiegare più che possiamo i motivi che ci portano a questa soluzione. Comunque la decisione non è ancora definitiva.
Se i revisori dei conti confermassero la vostra analisi, il Comune dichiarerebbe dissesto?
Beh, a quel punto non ci sarebbe molta scelta. Ma non deve essere presa come una tragedia, bensì come un momento per ripartire e rinascere. Può essere considerato, anzi, come un momento di verità. Sono quattro anni che il dirigente alle Finanze sostiene che questo Comune deve dichiarare dissesto, ma in passato questa cosa non è stata mai fatta. Forse perché si voleva evitare che qualcuno mettesse mano sui conti del Comune. Così non si è fatto altro che peggiorare la situazione.
Il dissesto per voi è un’opera di trasparenza nei conti pubblici?
È sicuramente un’opera di trasparenza ed è una questione di correttezza amministrativa. Non si può più continuare a raccontare frottole allo Stato e ai cittadini.
Martina Zanchi