LE RICHIESTE INASCOLTATE DEGLI STUDENTI
Per fare chiarezza i rappresentanti degli studenti delle varie facoltà hanno chiesto ai presidenti dei corsi di laurea di chiedere ai docenti la propria adesione. Qualcuno ha segnalato nelle note del primo appello, su Infostud e sulla propria pagina istituzionale, la decisione di partecipare allo sciopero. Ma, forti delle regole a livello nazionali, non tutti hanno fatto uno strappo alla regola.
Morale della favola: a sessione autunnale iniziata, gli studenti non sanno se potranno o meno sostenere l’esame. Inoltre, sebbene fosse stato consigliato ai prof di convocare assemblee per spiegare motivazioni e modalità, non sempre è stato fatto. In questo modo gli studenti sono costretti a rincorrere informazioni qua e là su internet. Disagi per laureandi e lavoratori, che dovrebbero essere ammessi alla data dell’esame in cui il prof sceglie di scioperare ma che stanno incontrando problemi.
COSA CHIEDONO I PROF
Il blocco degli esami non si vedeva nelle università dagli anni ’70. Quello che chiedono i prof, coordinati dal “Movimento per la dignità della docenza universitaria” è che gli scatti di stipendio, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal primo gennaio del 2015 anziché dal primo gennaio 2016. In termini spicci vuol dire che nei cinque anni di blocco degli scatti, hanno perso circa 200 euro al mese, 2.600 euro l’anno e 13.500 in cinque anni. «Chi ha davanti ancora 25 anni di carriera – scrivono i docenti del movimento – perderà circa 80mila euro se il blocco cesserà al 2015, altrimenti la perdita annua aumenterà. In questo modo il governo considera l’università, l’istruzione e la cultura secondari e accessori». Contestano, inoltre, il fatto che ad altri professionisti come magistrati, medici, avvocati, diplomatici, personale della carriera prefettizia, insegnanti delle scuole e polizia siano stati sbloccati gli scatti di stipendio. La decisione di scioperare viene dopo tre anni di silenziose battaglie fatte di lettere da 10mila firme al Presidente del Consiglio, manifestazioni e “sciopero bianco” che non arriva all’astenzione dalle mansioni lavorative.
In tilt anche gli studenti di Latina che frequentano le facoltà del Polo pontino, distaccamento della Sapienza. Nel primo elenco dei 5mila aderenti a livello nazionale compaiono circa una quindicina di docenti del Polo Pontino che insegnano nella facoltà di medicina, sei di ingegneria e uno di economia. Ma è solo una lista provvisoria perché, come è noto, possono scegliere di aggiungersi o ritirarsi in qualunque momento. I rappresentanti degli studenti e la senatrice accademica Chicca Bianchi, facendosi portavoce dei disagi dei ragazzi, hanno inoltrato ai presidenti di facoltà richiesta per avere l’elenco preciso di coloro che scioperano a Latina. Purtroppo, però, non tutti i prof hanno risposto alla richiesta e gli studenti, a pochi giorni dagli esami, non sanno ancora se devono prepararsi oppure no. Nella confusione inviano uno ad uno e-mail ai professori implorando di sapere se parteciperanno o meno allo sciopero. Le risposte, quando arrivano, sono anche il giorno prima dell’esame e costringono gli studenti a cambiare il programma che avevano in mente spostando le date anche degli altri esami. I problemi maggiori si hanno con gli esami integrati, composti da un presidente di commissione ed altri professori che a turno interrogano lo studente. Basta che sciopera uno dei professori per far saltare tutto: per questo gli studenti cercano di rincorrere l’uno o l’altro professore per convincerlo a sostenere lo stesso l’esame. Insomma, gli studenti di Latina si dicono penalizzati dallo sciopero del primo appello della sessione autunnale non tanto per le motivazioni espresse dai docenti, quanto per le modalità.«Se rimangono solo i secondi appelli di tutte le materie – spiega una studentessa di Latina a nome degli studenti – si sovrappongono tutti gli esami e salta la pianificazione pensata da tempo. Problemi per i laureandi a cui slittano gli ultimi esami e per chi deve fare un totale di crediti per le borse di studio per essere ammesso all’anno successivo. Gli appelli, inoltre, spesso sono presenti su Infostud e gli studenti credono che siano validi. Quando chiedono spiegazioni i prof rispondono che lo scopo dello sciopero è proprio creare disagio».