Non lasciate che una foglia cadendo attiri tutta la vostra attenzione, ma fate sì che i fiori che ricominciano a sbocciare siano il focus del vostro sguardo.
Nella vita bisogna dare il giusto peso a ogni cosa e dobbiamo saper distinguere l’importanza di un avvenimento negativo da tutto il resto. Per quanto possa esser fastidioso, rumoroso, assordante dobbiamo superarlo e continuare a vivere la nostra vita facendo sì che la nostra vista non sia oscurata ma sempre in cerca di nuove scoperte anche solo se percepite in lontananza. Non possiamo fermare il nostro cervello e fossilizzare la nostra mente su un singolo avvenimento, altrimenti non ci sarà mai una vera evoluzione e il mondo continuerà a proporci sempre lo stesso scenario per attirare a sé lo sguardo.
Una foglia che si stacca dal ramo non è simbolo di abbandono ma di rinascita e la rinascita può esser esaltata solo elogiando i nuovi fiori che compariranno al posto delle vecchie presenze.
Uno dei rami fondamentali del mio albero è stato sicuramente la scuola, luogo che offre molte opportunità e che dà la possibilità di creare un futuro, un pensiero personale e una strada sicura da percorrere per raggiungere i propri obiettivi.
Che non si ferma su quanto scritto sui libri e che accoglie tutti a braccia aperte. Questo è come io ho vissuto la scuola nei miei anni delle medie o meglio come le persone con cui li ho passati me l’hanno fatta vivere. Ho avuto la fortuna di trovare professori e professoresse che mi hanno sostenuta sia dentro che fuori la scuola, mentre lottavo contro una battaglia personale dovuta a un impazzimento di alcune cellule nel mio corpo, ma sono riuscita a non focalizzare su di esso tutto la mia attenzione, a girare il mio sguardo per cambiare prospettiva e godere delle bellezze che mi circondavano: professori che facevano il tifo per me incoraggiandomi ad andare avanti senza fermarmi di fronte a nessun ostacolo, perché a volte gli ostacoli sono solo frutto dell’immaginazione, sono muri visivi che ci impediscono di raggiungere la fine del tunnel, che però nella realtà dei fatti non esistono.
Ma anche il gruppo classe è una delle foglie che spero non si staccheranno mai da questo ramo. Mi hanno fatto vedere il mondo con occhi diversi, però hanno anche capito e accettato il mio modo di osservare ciò che mi circonda e questo ha reso i momenti trascorsi insieme ancora più unici, perché ognuno era libero di dire la sua, consapevole che sarebbe stato capito, forse non da tutti ma da molti disposti ad ascoltarlo. Ecco, nella mia classe, o ormai ex classe, una cosa che non è mai mancata è l’ascolto, siamo sempre stati disposti ad ascoltare, perché solo ascoltandoci potevamo capirci meglio… in fondo l’ascolto è alla base dell’apprendimento quindi se manca nasce il problema.
Ma purtroppo il mio cammino scolastico con queste persone è terminato il giorno degli esami. Emozione unica, un misto tra paura di non saper come gestire la situazione e soddisfazione, di esser riuscita a raggiungere finalmente un traguardo importante che segnerà una fine ma anche un nuovo inizio. Appena arrivata, mentre attendevo il momento di entrare, in me si scatenavano diverse sensazioni, la mia mente viaggiava altrove e il mio cuore batteva velocissimo. Sapevo che sarebbe andata bene perché ero sicura del mio lavoro, ma il timore che qualcosa potesse andare storto continuava a perseguitarmi.
Ma neanche il tempo di realizzare che mi trovavo lì per fare un esame che mi ritrovo seduta ad una cattedra, con davanti un computer che conteneva il mio elaborato, uno schermo più grande alle mie spalle e tutti i miei professori davanti a me, disposti a semicerchio, con gli occhi puntati sullo schermo che aspettavano di vedere la tanto attesa “tesina”.
È stato difficile iniziare ma non potevo di certo mollare… adesso ero io seduta dall’altro lato, quello che spesso era occupato da un professore, con di fronte i docenti seduti su delle piccole sedie dietro ai banchi… solo allora ho capito che era arrivato il momento, il mio momento e non potevo perdere questa occasione… così ho cominciato a presentare ciò che avevo portato. Ormai mancava poco alla fine, ma io ero già super orgogliosa della mia esposizione perché ero riuscita a far capire il mio punto di vista su un argomento che a me sta molto a cuore… i giovani.
Tema molto ampio di cui secondo me bisogna parlare sempre per poi cominciare a capire il vero pensiero dei ragazzi. Uscita dalla stanza seguita da applausi e complimenti mi sono ritrovata tra le calde braccia di mia cugina che non smetteva di singhiozzare. In fondo al corridoio ho intravisto anche mia madre e mia zia che cercavano di frenare le lacrime e solo allora ho realizzato che avevano ascoltato il mio discorso dalla porta rimasta aperta per tutta la durata dell’esame. Ma non erano le uniche in preda al pianto, anche alcune professoresse mi hanno ringraziata con splendide parole per il discorso fatto e per avergli fatto colare il trucco appena sistemato.
Sono felice anche solo al pensiero di esser riuscita a scatenare emozioni tanto forti nei cuori di chi mi ascoltava, e il mio pubblico non era formato da persone qualsiasi, ma da coloro che mi hanno accolto nel passaggio dalle elementari alle medie e che adesso mi stanno accompagnando verso le superiori. Ringrazio tutti per i momenti passati tra risate e pianti, ringrazio per i litigi e gli scherzi fatti, per i sorrisi e i rimproveri, ma ricordatevi che anche se adesso ci troviamo di fronte a un bivio in cui ognuno sceglierà la sua strada da percorrere per raggiungere il suo futuro, non significa che non esistano scorciatoie che ci permettano di incontrarci di nuovo per guardarci negli occhi ancora un’ultima volta.
Sara D’Auria