Siamo a 800 metri circa sul livello del mare. Lungo la Via ci aspettano molte scoperte ed una particolare splendida sensazione: l’impressione di essere catapultati millenni indietro nel tempo, che è data dal camminare calpestando proprio l’antichissima Via Sacra.
“V” e “N”: un enigma lungo la Via Sacra
Prestando attenzione nel camminare alle pietre in basalto lavico che la compongono, si resta sorpresi da come, dopo tanti millenni, la Via sia ancora così ben conservata e, guardando con più attenzione, ci si accorge di come le pietre furono posizionate con un preciso ordine, di come prevedano lo scorrimento delle acque, ma la vera scoperta è che la via ci “parla” di come i Romani compivano le riparazioni.
Già, le strade erano oggetto di una attenta manutenzione, a quei tempi.
Ci si imbatte infatti, in diverse pietre che hanno incisa sopra una “V” ed altre una ”N”.
“V” sta per “Vetus” ed “N” per “Novus” .
Dal punto dove si incideva la “V” sino alla successiva “N”, chi avrebbe poi percorso la Via sapeva che lì, in quel tratto, erano state sostituite le pietre. Opere quindi di manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
Quelle lettere incise, inoltre, consentivano alla “impresa” che aveva provveduto alle riparazioni ed alla manutenzione, di provare che aveva svolto il lavoro e quindi di poter reclamare il compenso pattuito.
Vale la pena quindi di percorrere questo cammino anche per scoprire dove sono queste “V” ed “N”.
La vista dell’Occhialone
Volgendo lo sguardo, tra gli alberi, al magnifico panorama il quale, man mano che si sale, diviene più ampio e completo , si raggiunge una piccola terrazza detta “Occhialone”.
Si scopre così la meraviglia di vedere contemporaneamente i laghi vulcanici Albano e di Nemi, tondi come le lenti di un grande occhiale.
Qualche tempo fa anche il geologo Mario Tozzi, per un suo programma televisivo, ha raggiunto questo affaccio mozzafiato per descrivere la natura vulcanica del territorio e l’origine dei due laghi, compiendo, altresì, un parallelismo con il territorio della Nuova Zelanda.
Nelle giornate maggiormente limpide, senza foschia, lo sguardo raggiunge il mare e tutte le valli sottostanti potendosi ben riconoscere diversi Comuni che compongono i Castelli Romani. Sembra di trovarsi su di un elicottero!
Il collegamento con la via Appia
L’antica Via Sacra congiungeva il tempio di Giove, sulla cima di Monte Cavo, con quello di Diana, posizionato sulle sponde del lago di Nemi.
I due templi sono antichissimi. Risalgono entrambi ad epoca anteriore alla fondazione di Roma.
In età repubblicana, quella di cui si hanno maggiori notizie, la via Sacra fu poi collegata anche con la via Appia.
Il collegamento aveva inizio al XII miglio della via Appia. Risalente al VII secolo a. C., fu realizzato con pietra lavica. La carreggiata misura una larghezza di circa 2,60 metri.
I lastroni di pietra sono di forma poligonale e ben inseriti nel terreno, ai fianchi i marciapiedi, non sempre visibili oggi, sono di peperino. Da essi sporgevano i paracarri.
La Via Sacra, cammino che portava la pace
La Via è detta Sacra perché conduceva al Tempio di “Juppiter Latialis” (Giove Laziale), eretto sulla vetta di Monte Cavo, dove le antichissime popolazioni dell’epoca ossia i Latini, gli Equi ed i Volsci, giungevano per pregare e rendere gli auspici a Giove.
Il Tempio, sotto Tarquinio il Superbo (534 A.C.), raggiunse il massimo splendore divenendo la sede delle “Feriae Latine”.
Durante questa ricorrenza i rappresentanti delle 47 leghe latine si riunivano presso il Tempio per celebrare i patti di non belligeranza. Era consuetudine che anche i comandanti militari si recassero al Tempio per glorificare il trionfo delle proprie imprese militari . Tra questi, si narra che anche Caio Giulio Cesare vi giunse nel 45 A.C.
Nel 391 d.C., in seguito alla proibizione dei riti pagani, il tempio perse di importanza e andò inesorabilmente in rovina nel IV secolo dopo Cristo.
Sui suoi resti venne costruito un rifugio di eremiti dedicato a San Pietro, trasformato nel 700 d. C. prima in un monastero e poi in albergo.
Vale la pena dunque, di trascorrere un giornata camminando al fresco tra i boschi immersi nella storia millenaria.
Maria Rita Iorio
Leggi anche: Recuperiamo (insieme) quel meraviglioso tratto di via Sacra, tra Ariccia e Rocca di Papa