È la statua contro cui sbatteva la testa ogni mattina il ragionier Ugo Fantozzi, nel primo film della saga, Fantozzi del 1975.
Ad annunciarlo è stato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a margine degli Stati generali europei sulla sostenibilità ai Mercati di Traiano. Un omaggio a Paolo Villaggio e al personaggio più celebre del cinema all’italiana.
In tantissimi ricordano il perfido Conte Diego Catellani, il superiore che nel film Fantozzi sfida il protagonista a biliardo, a suon di “tiri, coglionazzo!”
Quell’epiteto è ormai diventata la frase più celebre pronunciata sullo schermo da Umberto D’Orsi, noto caratterista scomparso improvvisamente nel 1976, a soli 47 anni.
Catellani era affezionato alla mamma che fece erigere una statua nella “mega ditta”: il set utilizzato è appunto il palazzo della Presidenza della Regione Lazio di via Cristoforo Colombo a Roma.
«Non sarà esposta all’ingresso come nel film – ha chiarito il presidente Rocca – ma tra il primo e il secondo piano, accompagnata da una targa, un omaggio al grande attore Paolo Villaggio, che scelse proprio quel palazzo per ambientare il primo indimenticabile film «Fantozzi».
Il palazzo della Regione Lazio, sede nazionale dell’INAM all’epoca delle riprese, fu tra le principali location romane della pellicola, questa la maggiore differenza rispetto alle ambientazioni genovesi degli originali letterari.
La scena cult della statua
Catellani ha fatto posizionare una statua di sua madre Teresa nell’atrio dell’azienda, dinanzi a cui ogni impiegato deve servilmente inchinarsi a ogni passaggio: Fantozzi ci picchia sempre la testa e quasi ci perde un occhio. Così finisce per insultare la statua proprio davanti al direttore, che lo sfida a biliardo.
La partita ha luogo a casa di Catellani alla presenza di sua madre e di tutti i dipendenti della Megaditta; Fantozzi, continuamente insultato, compie volutamente un errore dietro l’altro, ma alla vista della moglie in lacrime reagisce, riuscendo a ribaltare il risultato.
La reazione del direttore è violenta e per riuscire a fuggire Fantozzi sequestra la madre di Catellani e chiede un riscatto da una cabina telefonica; l’anziana finisce però per innamorarsi del suo rapitore e viene abbandonata nella cabina.
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