L’Istat ha presentato infatti lo studio sulla percentuale di popolazione tra i 15 e i 52 anni che non ha la licenza di scuola media e sulla quota di giovani che non studiano e non lavorano.
Il focus riguarda sei indicatori e sei Comuni ossia Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli e Palermo. In questo spicca il caso di Santa Palomba, tra Ardea, Pomezia e Albano.
Il lavoro è basato sulla proiezione sul territorio dei comuni di una batteria di indicatori demografici e socio-economici. Indicatori calcolati sulla base dei dati del Censimento permanente del 2021 e delle fonti amministrative disponibili. Utilizzati anche alcuni indicatori preliminari sulla disponibilità di servizi sul territorio.
Lo studio è stato presentato nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Il caso Santa Palomba
A Roma la percentuale di popolazione senza licenza media è appena il 2,3% ma raggiunge il suo massimo nell’area sub-comunale di Santa Palomba, una zona urbanistica con meno di 1.500 residenti. Siamo all’estremo sude del comune di Roma, al confine con i Comuni di Albano, Ardea e Pomezia. La zona è famosa per gli insediamenti industriali, ma c’è anche un comprensorio residenziale con edifici popolari.
L’indicatore di ‘scarsa scolarizzazione’ si attesta su livelli elevati anche in zone ben più popolose della Capitale come Quadraro, Esquilino, Magliana e Torpignattara», emerge dai dati Istat.
Riporta lo studio:
«La quota di giovani che non seguono un ciclo di istruzione e non svolgono alcuna attività lavorativa è del 20,8% a livello comunale: il dato cittadino viene abbondantemente superato a Grottarossa Ovest, Santa Palomba e Magliana dove supera il 30%, quota di poco superiore a quella registrata nelle seppur centrali Trastevere, Centro Storico, Aventino e S. Lorenzo».
La situazione in altre grandi città
A Palermo si riscontra una concentrazione territoriale della popolazione con bassa istruzione in alcune aree della città (quartieri di Tribunali-Castellammare, Palazzo Reale – Monte Di Pietà, Oreto-Stazione, Settecannoli e Brancaccio-Ciaculli), con valori dell’indicatore superiori al 7% – si osserva nello studio -.
Al contrario, elevate quote di giovani che non studiano e non lavorano coinvolgono aree differenti del Comune: i valori più elevati si registrano nel quartiere centrale di Palazzo Reale – Monte Di Pietà (52,2%) e nei quartieri periferici di Brancaccio-Ciaculli (45,3%) e Pallavicino (41,8%).
Il Comune di Napoli sembra diviso sostanzialmente in due aree.
Quella centro-orientale, dove si riscontrano i livelli più elevati di persone meno istruite e di giovani che non studiano e non lavorano, quindi più esposti a rischio marginalità, e la parte centro-occidentale, dove si colloca la componente di popolazione più istruita e attiva del comune.
La popolazione meno istruita raggiunge comunque i livelli più elevati nei quartieri centrali della città, tra il 12,6 e l’8,7%. Le soglie più critiche di giovani che non studiano e non lavorano sono localizzate negli stessi quartieri centrali di Pendino (38%) e Mercato (37,6%), oltre che in quelli orientali come Scampia (36,7%), San Pietro a Patierno (37,5%) e San Giovanni a Teduccio (37,1%)».
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