- GOVERNO E REGIONE MUTI. TOCCA AI GIUDICI
«Io – tuona il primo cittadino – ho chiamato il Governo nazionale, nella persona del sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli, che ha delega alle comunicazioni. Ho mandato notizie al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e a Fabio Refrigeri, in quanto suo Assessore all’Ambiente. Ho mendicato in tutti gli uffici di Roma. Sono stanco. Ci vuole un giudice, ancora una volta, per risolvere le cose su un argomento così particolare». Poche settimane fa, un’ordinanza provvisoria del Consiglio di Stato ha ordinato, entro 6 mesi, la delocalizzazione delle antenne Mediaset, ovvero quelle che trasmettono Rete 4, Canale 5 e Italia Uno, installate su uno solo dei maxi tralicci. Intanto vanno dunque spostate in altro luogo. Si attende poi entro sei mesi la sentenza definitiva. Evidentemente gli amministratori pubblici non hanno saputo e non sanno, ancora oggi, prendere una decisione. La causa davanti ai giudici amministrativi riguarda un’ordinanza firmata dal primo cittadino di Rocca di Papa, che è molto più ‘aggressiva’ visto che dispone lo smantellamento anche di tutti gli altri 56 grossi tralicci ad uso civile.
- RESTA SOLO IL DIGITALE CHE INQUINA MOLTO MENO
«Ho detto al Governo “vi dovete muovere e rispettare quello che abbiamo deciso qui in Comune! – ringhia Pasquale Boccia riferendosi all’ordinanza con cui ordina lo spostamento di 56 maxi tralicci -. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ospitando gli impianti per la digitalizzazione televisiva che inquinano il 65% in meno rispetto all’analogico, così sostiene l’Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale. Ma tutto il resto deve andar via – avverte Boccia -. Entro i prossimi sei mesi. Prima della sentenza definitiva del Consiglio di Stato».
- A ‘RISCHIO’ I COMUNI VICINI
Ma dove finiranno i tralicci? «Caro Ministero, se tu mi dici che sei d’accordo – continua il Sindaco – mi devi dimostrare dove andranno le antenne. Per spostare un traliccio è necessaria la compatibilità radioelettrica. L’ispettorato Regione Lazio del Ministero delle Comunicazioni è preposto a questo lavoro di studio, controllo e monitoraggio e concede le relative autorizzazioni. Loro ci devono dire se i siti indicati su un Piano regionale già esistente, e che siamo finalmente riusciti ad avere, sono davvero compatibili con le antenne di Rocca di Papa. Ora il lavoro è stato fatto. Io ho copia di questo documento. È tutto pronto. Hanno indicato pure vari luoghi co
me alternativa a Monte Cavo, tra cui Albano ed il Circeo. Il Ministero, però, ora deve emettere un ordine, in accordo con la Regione. Questo devono fare. Ho ricevuto tante promesse in passato. Prodi, Berlusconi Monti, Letta. Ora basta – conclude il Sindaco – questo obbrobrio non lo vogliamo più vedere».
L’auspicio, ora, è che entro la prossima primavera Governo nazionale e regionale daranno seguito a queste richieste. Utile sarebbe poi rendere noto a tutti il famoso Piano regionale delle antenne.
Ad aprile la sentenza sullo ‘sfratto’ dei tralicci Mediaset ordinato da Boccia.
Monte Cavo costituisce è il 3° tra i 23 siti “maglia nera” per volume di emissioni di elettrosmog dell’intero Lazio e fra i primi 150 in Italia che emettono campi elettromagnetici superiori ai livelli sopportabili dall’uomo. Ospita impianti ricetrasmittenti radio-televisivi e per telefonia mobile di portata nazionale. A nulla, fino ad ora, è valsa la battaglia portata avanti per anni da numerose associazioni territoriali e comitati di quartiere. Prima della nascita di Roma, Monte Cavo ospitava il tempio di Giove Laziale, il Dio delle città Latine. Una struttura talmente importante che è paragonabile all’odierna piazza San Pietro per i Cristiani. Era collegato al centro della Città Eterna dalla straordinaria via Sacra, ancora interamente percorribile a piedi o in bici. L’antico tempio, secondo le “grandi firme” della latinità, nelle serate d’estate era ben visibile fino al Circeo. Ed ora, il Circeo insieme al Comune di Albano potrebbero essere presto i due siti più “colpiti” dalla possibile delocalizzazione delle antenne al momento presenti su Monte Cavo.