Il danno per l’Italia
Le conseguenze di aver bloccato ChatGPT in Italia potrebbero essere molto gravi, soprattutto per le nostre realtà economiche più avanzate. Ci si chiede poi perché i cervelli fuggano dall’Italia?
È proprio a questo tipo di cieca burocrazia che si riferiscono le grandi realtà economiche mondiali quando dichiarano che non vogliono investire in Italia e preferiscono nazioni dove, prima di fare un atto di tale gravità, si cerca almeno di valutarne le effettive conseguenze sul sistema economico-produttivo e sulla qualità della vita delle persone.
Alcune start up innovative italiane, che si trovano ora in grande difficoltà, l’hanno definita una “Scelta talebana”.
È preoccupante allo stesso tempo che dal Governo italiano si alzino voci che parlano di bloccare anche i corsi delle università italiane in lingua inglese, a cui accedono anche studenti da tutto il mondo, che oggi sono il vanto dell’istruzione italiana, una vera punta di diamante anche per il settore economico e produttivo italiano.
In pratica stiamo operando per staccare il nostro paese dall’innovazione, dai motori che trainano l’economia in tutti i paesi del resto del mondo. Un suicidio economico, culturale e d’immagine che potremmo pagare gravissimamente noi e le generazioni a venire.
ChatGPT è considerato uno strumento così innovativo che, a detta di molti, potrebbe rivoluzionare le nostre vite come e forse più di quanto è avvenuto con l’avvento di internet. Certo si è compreso che questo potentissimo strumento ha bisogno di una regolamentazione, ma questa dovrebbe avvenire a livello globale. È come se il nostro paese bloccasse internet, mentre questo continua ad essere operativo nel resto del mondo. Non ha alcun senso che ChatGPT venga bloccato soltanto in Italia. Innanzitutto perché con gli stessi strumenti informatici è possibile scavalcare questo blocco e poi, soprattutto, perché il peso dell’Italia nel “settore informatico” nel mondo è quasi nullo. Se su questa strada di ‘scontro’ non ci seguirà subito l’Europa e il resto del mondo, praticamente ci faremo un enorme danno, senza riuscire minimamente a risolvere il problema.
Ora, certamente, la società OpenAI cercherà di capire con le autorità italiane come trovare qualche soluzione veloce e di scarso impatto sull’operatività di ChatGPT, perché se non si troverà un punto d’incontro, certo dalla California non cambieranno l’algoritmo in tutto il mondo per far contenta l’Italia.
E il rischio, dunque, è che il nostro Paese, dopo aver bloccato ChatGPT, si possa ritrovare completamente isolato, svantaggiando, ad esempio, le nostre aziende rispetto al resto del mondo o, nella previsione più pessimistica, se si dovesse prolungare nel tempo lo stop, portando addirittura ad una fuga all’estero di una gran quantità di realtà economiche, in particolare le più innovative.
Più realistico sarebbe stato sollevare il problema in sede europea e concordare un intervento comune. Il risultato, al momento, è che l’Italia è isolata dal resto del mondo per quanto riguarda il settore dell’intelligenza artificiale più avanzato e molte attività che già usufruivano di questo importante servizio ora si trovano enormemente svantaggiate rispetto alla concorrenza con sede fuori Italia.
Perche CHatGPT è stato bloccato
Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria.
ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.
Nel provvedimento, il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.
Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto.
Da ultimo, nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
La risposta di Chat GPT
Gentile cliente ChatGPT,
Siamo spiacenti di informarti che abbiamo disabilitato ChatGPT per gli utenti in Italia su richiesta del Garante italiano.
Stiamo emettendo rimborsi a tutti gli utenti in Italia che hanno acquistato un abbonamento ChatGPT Plus a marzo. Stiamo anche sospendendo temporaneamente i rinnovi degli abbonamenti in Italia in modo che gli utenti non vengano addebitati mentre ChatGPT è sospeso.
Ci impegniamo a proteggere la privacy delle persone e crediamo di offrire ChatGPT in conformità con GDPR e altre leggi sulla privacy. Ci metteremo in contatto con il Garante con l’obiettivo di ripristinare il tuo accesso il prima possibile.
Molti di voi ci hanno detto che trovate ChatGPT utile per le attività quotidiane e non vediamo l’ora di renderlo nuovamente disponibile al più presto.
In caso di domande o dubbi relativi a ChatGPT o al processo di rimborso, abbiamo preparato un elenco di domande frequenti per risolverli.
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