La risposta del massimo esperto, l’architetto Francesco Petrucci
“Effettivamente – ci spiega l’architetto Francesco Petrucci – nella Presa di Cristo c’è l’autoritratto di Caravaggio. È la prima volta in assoluto che Caravaggio si inserisce in una sua composizione con una funzione così importante. Il suo autoritratto, difatti, compare anche in altri dipinti, come il Martirio di San Matteo. Quello che ammiriamo nella Presa di Cristo è il terzo autoritratto del Caravaggio all’interno di un suo dipinto, ma la prima in assoluto con una funzione importante, proprio per il significato del dipinto.
Caravaggio difatti si raffigura come Malco, servitore del gran sacerdote Caifa, ossia colui che accompagna i soldati romani nell’orto, nel giardino del Getsemani per prendere Cristo. Effettivamente, tutto ciò, emerge anche e soprattutto dalla radiografia del dipinto. Caravaggio è vestito come un sacerdote ebraico, indossa un pettorale, ed ha in mano dei fogli, ossia il mandato di cattura di Cristo.
Cosa vuole dirci Caravaggio?
L’identificazione con Malco è molto importante, non a caso la scena viene illuminata da Caravaggio con un lume, per indicare Cristo ai soldati romani. In sostanza, Caravaggio guida i soldati verso Cristo per la sua cattura. Questa interpretazione è stata accolta da tutti gli esperti. Cosa vuole dire Caravaggio con il suo autoritratto? Si raffigura come peccatore, complice nel martirio di Cristo. Nello stesso tempo, come spettatore, che assiste alla scena della Presa di Cristo, ma anche con l’intento di coinvolgere ogni osservatore che guarda la tela, in prima persona, nell’accadimento drammatico che sta avvenendo. Lo stesso profilo della Presa di Cristo, Caravaggio lo riproporrà poi nell’ultimo suo dipinto, ossia Il Martiro di sant’Orsola”.