A cominciare da Albano Laziale, Lanuvio, Castel Gandolfo, Ariccia, Marino, Genzano di Roma, etc, oltre a quello dei due comuni di Pomezia ed Ardea (entrambi provoncia di Roma).
12mila firme contro l’inceneritore di Roma raccolte ai Castelli Romani
12mila firme contro l’inceneritore di Roma che, però, ironia della sorte, dovrebbe sorgere su un terreno situato a Roma-Santa Palomba, ma proprio a ridosso della discarica di Albano Laziale (Roma).
Un sito, quest’ultimo, di proprietà ancora oggi di Manlio Cerroni, lo storico re dei rifiuti di Roma e dintorni. Proprio dentro la discarica di Albano Laziale sono stoccati, ancora oggi, i 60 maxi container contenenti i pezzi (mai montati, ancora ben visibili da Google Maps) del vecchio inceneritore classe 2007.
Inceneritore da 180mila tonnellate che l’allora governatore del Lazio, Piero Marrazzo, alla guida di una giunta di centro sinistra, avrebbe voluto realizzare dentro la discarica di Albano.
Marrazzo, il PD e l’inceneritore di Albano, fotocopia di quello attuale
Proprio Marrazzo, nel 2007, venne nominato dall’allora premier, Romano Prodi, anche Commissario dell’emergenza rifiuti regionale. Segretario dell’allora nascente Pd era era Valter Veltroni, uomo ‘green’ della sinistra italiana.
Il ‘vecchio’ inceneritore del 2007 sarebbe dovuto nascere a soli 400, forse 500 metri in linea d’aria di distanza dalla location attuale. A realizzarlo, allora, avrebbe dovuto essere il Gruppo Cerroni, con l’aiuto di Ama ed Acea.
Oggi il progetto si è solo spostato di qualche metro più in là. Prevede l’impegno di Ama e Acea. Con Cerroni a fare da ‘semplice’ ‘vicino di casa’. Il progetto attuale, a differenza di quello del 2007, è più grande: 600mila tonnellate anziché 180mila.
L’attuale inceneritore nasce da un decreto voluto dall’ex premier Mario Draghi, che ha incoronato il sindaco di Roma PD Roberto Gualtieri Commissario di una presunta emergenza dei rifiuti nella Capitale.
Arriva Parlamento la petizione popolare
Tornando alla petizione: “Sono dodicimila – si legge in una nota stampa – le firme che l’Unione dei Comitati ha consegnato stamattina in Camera e in Senato contro l’inceneritore dei Castelli Romani.
Una rappresentanza le ha recapitate in nome della cittadinanza che ha espresso, ancora una volta, il proprio pensiero sul tema. Le firme chiedono che la norma attributiva dei poteri commissariali al Sindaco di Roma in materia di rifiuti sia abrogata.
E poi, che il Governo e al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – prima destinataria della petizione popolare – sospenda la gara in corso per la realizzazione dell’impianto sulla base del principio di precauzione, previsto dai trattati europei e dell’indagine della Procura di Roma circa l’acquisto del terreno da parte di Ama.
Con l’appoggio di vari comuni dei Castelli Romani
Continuare a ignorare parti del territorio della Città Metropolitana di cui Roberto Gualtieri è Sindaco, è un atto di arroganza istituzionale assoluta: il nostro futuro non può essere barattata al servizio di Roma.
È paradossale doverlo dire ogni volta ma le alternative ci sono e vanno tutte nella direzione del recupero di materia che chiede l’Europa, l’Italia e la Regione Lazio.
Gualtieri, in capo a un commissariamento giubilare che nulla c’entra con i rifiuti soprattutto per le tempistiche di realizzazione, vuole calpestare ogni tipo di norma e legge. Tutto ciò non è più accettabile e spero che il Parlamento e il Governo sappiano mettere un argine ai suoi progetti catastrofici per i territori.
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