Consigliere Zuccalà, la sindaca Veronica Felici la accusa frontalmente, ovviamente in senso politico, di non aver risolto il problema della scuola Marone nei suoi 4 anni da sindaco, cosa si sente di risponderle?
Se la situazione non fosse così grave mi verrebbe da ridere. Durante la nostra amministrazione abbiamo lavorato duramente per portare a Pomezia finanziamenti per la scuola e l’edilizia scolastica previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Riteniamo che avere fondi da dedicare alla sicurezza dei nostri figli sia un’opportunità e non certo un problema. Infatti, proprio grazie a quei fondi, si potranno adeguare sismicamente le scuole Marone e San Giovanni Bosco e ricostruire completamente da zero la scuola di via Torralba. Inoltre, come eravamo soliti procedere, avevamo già programmato i tempi e la gestione degli studenti durante i lavori. La nostra proposta, portata avanti anche dai commissari che si sono alternati, era chiara: acquistare edifici prefabbricati a uso scolastico, che vengono utilizzati in tutta Europa, compresa l’Italia, e utilizzarli sia a Pomezia che a Martin Pescatore. Con un unico acquisto e tempi di programmazione ben delineati avremmo ospitato gli studenti di Marone e San Giovanni Bosco in un’area dedicata in centro città a Pomezia e, successivamente, gli studenti di Martin Pescatore in un’area adiacente alla scuola in ristrutturazione. Questo avrebbe permesso a studenti e docenti di procedere nella didattica senza interruzioni e alle famiglie di non subire cambiamenti impattanti nella gestione quotidiana. Vi sembra che questo equivalga, come sostiene la sindaca, a non aver fatto niente in 4 anni sulla questione? La verità è che l’attuale maggioranza si è trovata a giugno 2023 il lavoro già bello e pronto, ma ha preferito fare politica sulla pelle degli studenti e delle famiglie e lavorare per mesi all’acquisto di un immobile fatiscente, fuori mano, che nessuno ritiene adeguato a diventare una scuola, indebitando l’ente e quindi tutta la cittadinanza per 29 anni,
gestendo poi il tutto in pochi giorni, con nessuna trasparenza amministrativa e gridando all’urgenza e all’emergenza che, grottescamente, loro stessi hanno creato.
Quale è la verità sull’immobile di via Castelli Romani che il comune pometino sta per comprare a 6 milioni di €: è un affare, come sostiene la sindaca, o sarà un colossale flop?
Non è né un affare né un flop, è un atto scellerato di una maggioranza che ha a cuore solo i propri interessi e non quelli della città. Indebitare l’ente per 29 anni, arrivando a pagare fino a 12 milioni inclusi gli interessi, per acquistare un immobile fatiscente, in una zona industriale e senza servizi, per trasformarlo temporaneamente in una scuola, in deroga a tutte le norme di sicurezza e senza avere alcuna idea sul suo futuro impiego, è una scelta fuori da ogni logica di bene comune. La sindaca e la sua maggioranza non fanno che parlare di patrimonio, mattone, immobili da rivendere, neanche fossero al governo in una impresa immobiliare. Qui parliamo di oltre 700 studenti che dovrebbero trasferirsi in via dei Castelli Romani entro fine anno, in un palazzo che non ha nessuna delle caratteristiche previste dalla normativa per l’edilizia scolastica. E, per di più, esiste un problema enorme legato alla viabilità: come si pensa di far spostare centinaia di studenti in centinaia di automobili in ingresso e uscita da scuola in quel tratto viario già pesantemente compromesso? E come hanno potuto pensare a quell’edificio non servito da marciapiedi, che rende impossibile ai ragazzi raggiungerlo a piedi, in autonomia, come è giusto che sia in quella fascia di età? Quale sarebbe l’alternativa in caso di mancata consegna nei tempi? E poi, altro grande punto interrogativo a cui nessuno si degna di dare risposta: cosa ce ne facciamo poi di questo “patrimonio”? Un comune non è un’azienda privata che fa affari nella compravendita di immobili: il comune fa gli interessi della comunità e non bisogna “arricchire il patrimonio”, ma investire soldi nei servizi per la cittadinanza, nella qualità della vita che si vuole garantire a cittadine e cittadini. Io non vedo niente di tutto ciò in questa oscura operazione di cui la sindaca Felici e la sua maggioranza si sono assunti la responsabilità e di cui risponderanno nelle sedi opportune.
Lei ritiene che l’iter seguito dall’Amministrazione Felici per dare il via all’acquisto dell’immobile, prima in Commissione Trasparenza, e poi in Consiglio, sia stato corretto?
Assolutamente no. Non c’è stata nessuna trasparenza in questa operazione, a partire dall’avviso di manifestazione di interesse, dalla carenza di documenti presentati, fino ad arrivare al consiglio straordinario convocato d’urgenza in 24 ore senza passare dalle commissioni e dalla capigruppo. Chi ha visto il consiglio comunale ha potuto ascoltare le ragioni delle opposizioni, che coincidono con quelle delle famiglie: la volontà di confrontarsi con la maggioranza per giungere a una soluzione condivisa da tutti, per il benessere degli studenti e della città. Ciò che è mancato, nonostante 5 ore di aula, è stata la voce della maggioranza, che intanto non si è presentata compatta con assenze importanti, e poi non ha risposto a nessuna delle domande legittime poste dai consiglieri, con un atteggiamento di arroganza e poco rispetto. Questo la dice lunga sulle modalità di +azione di questa amministrazione che si nasconde dietro la sindaca e la sua sbandierata apertura verso il dialogo e l’ascolto: la prima cittadina dovrebbe sapere che è il consiglio comunale il luogo deputato al dialogo, l’ascolto e il confronto politico sulle questioni della città, non la “stanza dei bottoni”. Esistono strumenti regolamentati che vanno utilizzati per svolgere correttamente il proprio ruolo di amministratori. Non siamo in un romanzo di Manzoni dove si passa a bussare alla porta del potente di turno per scegliere cosa è meglio per la nostra città.
È vero che l’alternativa a questo immobile sarebbero stati 42 moduli temporanei usa e getta a 3,6 milioni di €?
La definizione di ‘usa e getta’ è una strumentalizzazione della sindaca e della sua maggioranza che non svilisce solo un progetto, ma anche tutti i bambini e le persone che oggi usano quel tipo di moduli per necessità. Come spiegato in precedenza, con molti meno soldi si potrebbe rispondere all’esigenza di trasferimento degli studenti di tutte le scuole interessate dai lavori, sia a Pomezia che a Martin Pescatore. Si tratta di prefabbricati a uso scolastico, già pronti e sicuri per l’utilizzo richiesto, che possono essere montati e smontati e quindi utilizzabili ovunque. Inoltre, una volta conclusi i lavori nelle scuole, i prefabbricati non devono essere smaltiti come tenta di far passare la sindaca, che ha addirittura fatto riferimento in consiglio comunale ai ‘campi rom’, a dimostrazione del fatto che è lei l’unica capopopolo che abbiamo in città. Inoltre, sembra che per la scuola di Martin Pescatore verranno proprio utilizzati questi moduli scolastici, allora tutti ci
chiediamo: per Pomezia sono alla pari di un “campo rom” e per i bambini di Martin Pescatore vanno bene?
La verità è che quei moduli sarebbero un vero investimento per la città, potrebbero essere riutilizzati proprio per sopperire all’assenza di spazi a Pomezia e Torvaianica: per le scuole che potrebbero allestirci i laboratori o le mense liberando aule, per i comitati di quartiere e le associazioni che non hanno una sede, per tutte quelle realtà che svolgono attività quotidianamente sul nostro territorio. Ecco, per noi questo è costruire e valorizzare il patrimonio comunale: dare spazio a chi svolge un lavoro per il benessere collettivo.
Cosa altro si sente di aggiungere sulla vicenda del trasferimento temporaneo dal prossimo gennaio della scuola Marone e sull’acquisto del nuovo immobile?
In pochi mesi questa maggioranza è riuscita a distruggere l’equilibrio che ogni famiglia costruisce tra gli impegni quotidiani. Spostare gli alunni da una parte all’altra della città è semplicemente una follia, sia per l’impatto che avrà sul traffico, sia per l’organizzazione dei trasporti e delle famiglie. C’è agitazione e tensione in città perché studenti e genitori delle scuole interessate non hanno alcuna intenzione di sottostare a questa scelta per nulla condivisa, ma calata dall’alto. Forse la destra non si rende conto che sta scatenando una vera e propria bomba sociale, ma del resto per farlo dovrebbe avere a cuore la cittadinanza e il benessere della
città. Concludo dicendo che il prossimo nodo che verrà al pettine sarà senza dubbio l’ipotetica consegna dell’edificio a servizio della Marone. Se entro fine anno quell’immobile non sarà pronto a ospitare gli studenti per far partire regolarmente i lavori senza interrompere la didattica, mi aspetto le dimissioni immediate di chi ha deliberatamente scelto di creare l’urgenza lì dove non esisteva, ovvero della sindaca e di questa maggioranza”.