Ora la svolta. Stamattina, gli agenti del commissariato di polizia di Anzio-Nettuno hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone, di cui un medico ai domiciliari e quattro donne, di cui due in carcere, una ai domiciliari e un’altra sottoposta all’obbligo di firma.
Le accuse vanno dall’omicidio con dolo eventuale alla circonvenzione d’incapace, dall’esercizio abusivo della professione medica al falso ideologico e materiale, con l’aggravante di perseguire il profitto attraverso le condotte delittuose.
Falsi certificati
Il gruppo, apparentemente impegnato nell’assistenza agli anziani e nella lotta alla violenza di genere, è stato scoperto grazie alle indagini che hanno rivelato un intricato sistema di spoliazione ed appropriazione del patrimonio economico ed immobiliare di anziani affetti da gravi patologie psico-fisiche.
Il medico coinvolto è stato accusato di rilasciare false certificazioni dimostranti l’incapacità d’intendere delle presunte vittime, consentendo così al gruppo di ottenere il controllo dei loro beni.
Il sequestro
Il gip che ha autorizzato le misure ha anche disposto il sequestro preventivo di circa 385.000 euro a carico della principale indagata, attiva nella lotta alla mafia e nella difesa dei diritti delle donne.
La donna, secondo gli inquirenti, avrebbe orchestrato il presunto sistema criminale scoperto, coinvolgendo altri quattro complici che avrebbero collaborato affinché le vittime “donassero” i loro beni attraverso carte prepagate, gestite dalla stessa organizzatrice.
La scoperta
Le indagini sono scaturite da segnalazioni di conoscenti di una delle vittime, che denunciavano condotte di circonvenzione all’interno di una struttura apparentemente destinata al Cohousing.
Tuttavia, è emerso che la struttura, situata nella zona di Ardea, operava come residenza sanitaria assistenziale per anziani, priva delle necessarie autorizzazioni.
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