La discarica di Albano, in località Roncigliano attaccata ad Ardea, non deve riaprire per risolvere la cronica incapacità di Roma nel gestire i rifiuti dei romani. Lo ribadisce l
’Amministrazione comunale di Albano Laziale, che si dice «preoccupata che la necessità di far fronte all’emergenza rifiuti della Capitale presupponga l’abituale tentativo di traslare i rifiuti di Roma nelle zone limitrofe». Il Comune di Albano «manifesta la propria totale e assoluta contrarietà». Il Sindaco Nicola Marini in una nota afferma: «Non accetteremo soluzioni che riguardano il nostro territorio. Per maggiore chiarezza, la ventilata riapertura della discarica situata in località Roncigliano di Albano Laziale, vedrà la ferma opposizione dell’Amministrazione Comunale ad ogni livello: amministrativo, politico e legale. I problemi di Roma Capitale sulla gestione dei rifiuti devono essere risolti all’interno del proprio territorio». La nuova esternazione fa seguito a
lle dichiarazioni dell’Assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Pinuccia Montanari: «Roma Capitale non accetterà mai una discarica di servizio, ma siamo intenzionati a proporre, anche in tempo brevi, delle soluzioni impiantistiche anche tecnologicamente avanzate, proprio per trattare l’indifferenziato». Albano cita la Montanari che a sua volta aveva replicato all’Assessore Regionale per la Gestione dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani, il quale aveva detto che Roma si deve dotare di una discarica di servizio.
La possibilità che riprendano gli sversamenti di rifiuti a Roncigliano era stata paventata dai Comunisti dei Castelli Romani a fine maggio.
Di sicuro, quel che è certo è che nessuno sembra occuparsi della messa in sicurezza del 7° invaso della megadiscarica. La gigantesca buca è infatti rimasta scoperta, benché inattiva, dopo l’invcendio che il 30 giugno 2016 ha devastato l’impianto di trattamento cosiddetto biologico dei rifiuti indifferenziati. Come mai non viene coperta con idonea copertura? La pioggia che penetra nella montagna di rifiuti interrati alla lunga aumenta la produzione di pericolosi percolati. A prescindere dunque dal destino del sito, da subito sarebbe necessario intervenire. La falda idrica lì sotto è già stata duramente colpita. Ma non si dice. Perché?