Un inceneritore, anzi due, ad Aprilia? Ma nemmeno per sogno! Non ha esitazioni il Sindaco Antonio Terra rispetto alla “proposta” della società RIDA Ambiente che già gestisce ad Aprilia un impianto di trattamento meccanico cosiddetto biologico. È la nuova puntata in salsa pontina della brutta fiction monnezzara che attanaglia il Lazio. Il titolare della ditta, Fabio Altissimi, si dice “disponibile a presentare uno studio di fattibilità in due mesi, ai fini dell’indizione di una conferenza dei servizi” per portare nel proprio sito i due due megaforni per bruciare (anziché riciclare) i rifiuti presenti a Colleferro. Così ha scritto in una lettera al Comune di Aprilia, ma pure al Ministero dell’ambiente, alla contorta Regione Lazio e al Comune di Colleferro. Non fa una piega il Sindaco di Aprilia: «È una provocazione. Non si farà mai. Come dico sempre, abbiamo già dato sul nostro territorio. Non abbiamo nessuna esigenza di altri impianti, specialmente di quel tipo. Siamo contrari agli inceneritori, noi siamo per l’economia circolare e rifiuti zero. Al signor Altissimi rispondiamo che siamo assolutamente contrari. È una semplice lettera, sembra più una battuta. Dice che è “disponibile”, niente di più. Non è nemmeno da prendere in considerazione una situazione di questo tipo. Sta invece andando avanti il progetto in associazione con altri 4 Comuni, per il piccolo compostaggio e per il potenziamenteo degli ecocentri. Parlo del progetto condiviso che abbiamo sottoscritto coi Comuni di Latina, Sabaudia, Pontinia e Sermoneta quella è una cosa seria». Un’iniziativa che punta a trattare in modo sostenibile (anche economicamente) 10mila tonnellate di rifiuti organici ogni anno per un risparmio stimato in oltre 2,6 milioni di euro l’anno. Il contrario di discariche e inceneritori: non si butta né si distrugge, ma si reimmette in circolo la risorsa. Non si sprecano quattrini ma si consentono economie a vantaggio di tutti. Lobby monnezzare a parte. Le compostiere di comunità si ripagheranno da sole dopo un anno e mezzo dall’installazione. Una proposta per creare dal basso una gestione pubblica (anche sana) dei rifiuti improntata a riduzione, riuso e riciclo dei materiali. Dopo la stroncatura della megadiscarica che voleva realizzare in zona La Cogna, Altissimi rilancia così la sua ricetta per “risolvere anche il problema dell’elevata concentrazione di impianti nel Comune di Colleferro”. La fabbrica brucia-rifiuti, cioè i due inceneritori di Colleferro, sono tra l’altro stai seuqestrati nel 2009 dai Carabinieri: ci bruciavano di tutto. Mentre la Guardia di Finanza contestò una mega truffa ai danni dello Stato, da cui qualcuno mungeva milioni di euro di sussidi pubblici con la scusa della produzione di un po’ di energia elettrica prodotta bruciando i rifiuti. L’impianto è ora fermo, in attesa del revamping: parola inglese con cui ora chiamano la manutenzione di quella inquinante, antiquata e antieconomica tecnologia. L’operazione, tutta con soldi pubblici, prevede una spesa di 9,3 milioni di euro: 7 milioni della Regione Lazio e 2,3 del Comune di Roma attraverso la sua municipalizzata AMA. Più altri 5 milioni per la discarica di servizio dove far sparire gli scarti degli impianti TMB che preparano le balle di materiali da bruciare negli inceneritori.
26/10/2018