SULLO STADIO SI GIOCANO LE PROSSIME ELEZIONI
Dopo 3 anni di tira e molla, di scandali e arresti, la fiction sul nuovo stadio della Roma non si è quindi ancora conclusa, ma l’importante infrastruttura sportiva si farà, costi quel che costi, il nostro giornale ne è più che sicuro. La maggioranza a 5 Stelle sta utilizzando la ‘foglia di fico’ delle opere pubbliche per sbandierare davanti ai cittadini la presunta tutela dell’interesse pubblico. L’intera operazione appare però, a nostro avviso, più una campagna stampa orchestrata per far ingoiare all’elettorato grillino il ‘rospo’ dell’edificazione di Tor di Valle, area non edificabile su cui pendono pesanti vincoli idrogeologici e su cui, da piano regolatore, dovrebbe sorgere un parco pubblico fluviale. Ed è difficile dimenticare che l’intera campagna delle amministrative del 5 Stelle nella Capitale del 2016 è stata segnata dalla contrarietà al progetto dello stadio. Tra poco meno di due anni si voterà di nuovo per la guida della Capitale. Si fa politicamente difficile la posizione del presidente della Commissione Viabilità, Pietro Calabrese e del suo predecessore, Enrico Stefàno (che ora ha preso il posto di De Vito sullo scranno più alto nell’aula Giulio Cesare): entrambi conoscono bene sia la storia del progetto che delle opere pubbliche visto che ‘bazzicavano’ i comitati che si oppongono al progetto i quali hanno dato un contributo importante alla vittoria elettorale della Raggi.
Area di Tor di Valle non edificabile
Stadio della Roma: per i 5 Stelle il problema è soprattutto elettorale
Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro tra Comune, As Roma e Eurnova (società del Gruppo Parnasi proprietaria dei terreni di Tor di Valle) per chiudere l’accordo sulla realizzazione del nuovo stadio della Roma. L’ultimo faccia a faccia si è tenuto in Campidoglio lo scorso 6 giugno. Oggetto della (presunta) contesa è la convenzione urbanistica, l’atto con cui i proponenti si impegnano a realizzare le opere pubbliche e il Comune a cedere in cambio ai proponenti volumetrie edificabili. Milioni di metri cubi di cemento su area non edificabile per costruire alberghi, negozi, uffici, ristoranti e appartamenti: il vero core business dell’operazione stadio. Ma in cosa consistono le opere pubbliche? Prima di tutto, si tratta del rafforzamento della malandata ferrovia Roma – Lido, che attende di essere risistemata da anni, già ora insufficiente a ricevere i pendolari che si spostano da e per Roma. Secondo i tecnici del Politecnico di Torino la Roma – Lido dovrà garantire un rapido spostamento al 50% dei tifosi che transitano da e per lo stadio con punte, prima e dopo la partita, non inferiori alle 20mila persone l’ora. Un ammodernamento che dovrà passare per una serie di lavori di manutenzione straordinaria sulla rete ferroviaria, che dovrà essere completamente rimodernata, e per l’acquisto di nuovi treni. Lavori che dovranno essere finanziati dalla Regione Lazio con 180 milioni di € e in parte minore dal Comune di Roma. I privati dovrebbero contribuire con 45 milioni di €. In secondo luogo c’è lo scoglio delle infrastrutture stradali, già oggi intasate dal traffico: potenziamento e raccordo tra via Ostiense e via del Mare. È l’unica infrastruttura di un certo peso rimasta in carico ai privati, dopo la cancellazione del Ponte di Traiano. In cambio del ponte di Traiano, Marino aveva concesso ai privati il diritto a costruire le tre famigerate torri della discordia. Poi tutte le «condizioni» imposte ai privati sono state modificate dalla Raggi nel 2017, che ha deciso un taglio consistente delle volumetrie e delle torri, con conseguente taglio anche delle infrastrutture a carico dei privati. Tutte queste decisioni sono già contenuto nell’accordo del 2017, ma ora improvvisamente i toni tra le parti si sono almeno apparentemente alzati, fino a sfociare nello scontro a mezzo stampa. La causa sarebbe la richiesta dei proponenti di chiedere la rateizzazione dei 45 milioni di € che dovrebbero investire sulla Roma – Lido.
13/06/2019
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