Dall’incontro è emerso che la realtà è un’altra: il bambino non risultava iscritto, come altri circa 40 in tutto l’istituto, al servizio mensa. Ecco perché il pasto non poteva essere erogato. E non ci sarebbero stati problemi di comunicazione tra scuola e Comune, perché – ha specificato Cerroni – “a inizio settembre è stata inviata una circolare alle scuole chiedendo la verifica delle iscrizioni al servizio, per avvisare le famiglie di mettersi in regola per tempo”. Eppure, a mensa iniziata, il Comune ha dovuto farsi carico di tantissime iscrizioni al servizio, nonostante fosse possibile farlo già dal 3 giugno scorso.
“Trattandosi di un servizio a domanda individuale – ha poi spiegato Proietti – è necessario farne richiesta ogni anno; inoltre la domanda serve ad indicare una serie di dati fondamentali per la sicurezza alimentare di chi usufruisce dei pasti ed è quindi condizione imprescindibile per l’erogazione del servizio”. In assenza di un dato certo su allergie, intolleranze, disturbi e patologie legate all’alimentazione (ad esempio, diabete e celiachia), diventerebbe una responsabilità troppo grande per docenti e collaboratori scolastici. Un fatto che i genitori presenti hanno compreso.
Dal canto suo la dirigente scolastica ha precisato che del numero esatto di mancate iscrizioni si sono resi conto ieri stesso, ma che le famiglie sono state immediatamente avvisate. Stavolta in maniera mirata, perché un avviso generale era già comparso sui canali ufficiali dell’istituto. “I fatti sono stati riportati diversamente da quanto è accaduto” – ha sottolineato la dirigente al pubblico di genitori e rappresentanti di classe.
“Il servizio non viene mai interrotto durante l’anno scolastico in corso, anche in presenza di un credito negativo – ha aggiunto ancora l’assessore – Ciò accade soltanto da un anno all’altro se non si è in regola con i pagamenti. Prima del sistema informatizzato, quando c’erano ancora i biglietti blu – è stato anche spiegato – si sono verificati casi di genitori che si presentavano negli uffici con bonifici che poi annullavano appena presi i blocchetti; ecco perché anche oggi aspettiamo almeno 24 ore per accreditare le somme che ci arrivano tramite copie di bollettini che arrivano agli uffici via email”. Senza che vi siano state forti variazioni nel numero di utenti (circa 3.500), ci sarebbe una differenza di circa 150mila euro all’anno. Forse troppi perché si tratti solo di una questione tariffaria. Un caso che il Comune sembra interessato a far conoscere alla Corte dei Conti.