UN IMMOBILE VINCOLATO
“L’immobile ex IGDO risulta dichiarato bene culturale di interesse storico-artistico sottoposto a tutela di legge nazionale e regionale”. È quanto sostiene in una nota riservata l’architetto Agostino Bureca, responsabile della Direzione Generale della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio, del Ministero dei Beni e Attività Culturali, che il Caffè ha potuto consultare grazie al consigliere comunale (di minoranza) e presidente della Commissione Tecnica Urbanistica di Ciampino, Marco Bartolucci.
“AMMINISTRAZIONE SENZA VOLONTÀ POLITICA E NON AUTOREVOLE”
“Noi non sapevamo finché non abbiamo letto il bando sul Messaggero” (8 marzo 2016, ndr), ha sostenuto davanti ai cittadini il sindaco Giovanni Terzulli durante l’assemblea pubblica del 7 aprile, ma possibile che è così? Il 17 ottobre 2014 il primo-cittadino Terzulli ha incontrato la società SICIET spa per “valutare la possibilità di comprare l’immobile ex IGDO con fondi Comunitari sul presupposto dei promettenti rapporti dell’Amministrazione con organismi della Comunità Europea […] facendo leva sullo ‘pseudo-vincolo’ di patrimonio pubblico”. È quanto scritto nero su bianco in una perizia del 13 gennaio 2016 e spuntata fuori tra le scartoffie dell’asta del Tribunale di Velletri. Una vicenda rimasta finora top secret che il nostro giornale è in grado di ricostruire carte alla mano. In quell’occasione – sostiene l’architetto Adriano Mariani in questo documento che ha firmato e ‘giurato’ davanti ai magistrati – “è stato dato incarico alla società SICIET spa di elaborare nuove e diverse proposte di progetto”. Nonostante ciò, “non sono mai state reperite le risorse necessarie per portare a termine l’acquisto […] l’attuale amministrazione – riporta la perizia che svela un’altra verità rispetto a quella di Terzulli – non sembra munita della volontà politica e dell’autorevolezza necessaria per portare avanti un progetto di riutilizzo dell’area e degli edifici pubblici”. Infine, il 3 aprile 2015 – si legge ancora tra le 31 pagine di documenti – “l’Amministrazione ha rilasciato un nuovo certificato di destinazione urbanistica”. L’intera area ex IGDO viene così destinata a “servizi privati di uso pubblico.” Ma perché non sono mai stati informati i cittadini?
IL PUNTO DI VISTA DEL SINDACO TERZULLI
Da noi interpellato, il Sindaco Giovanni Terzulli ci ha scritto: “Il Comune non si trova nelle condizioni tecniche ed economiche per poter essere protagonista attivo nell’acquisto dell’immobile. In questo momento, ci troviamo in regime di esercizio provvisorio durante il quale non sono consentite variazioni di bilancio. Inoltre non avremmo il tempo necessario per richiedere un mutuo. A chi ci ha proposto di richiedere l’accesso a fondi europei, bisogna precisare che la natura di questi fondi non rispondono all’esigenza del Comune di rilevare l’area dell’IGDO. […] È importante sottolineare che chiunque parteciperà all’asta e la vincerà dovrà rispettare le regole imposte dal piano regolatore. Nessuna nuova cubatura dunque e nessun cambio di destinazione d’uso: la struttura dovrà ospitare servizi pubblici e privati”.
Non solo i casi emblematici dei palazzi Chigi di Ariccia e Sforza Cesarini di Genzano, acquisiti al patrimonio pubblico, ristrutturati e trasformati in musei. Nel 2010, l’ex sindaco di Ariccia, Emilio Cianfanelli, riuscì a ‘salvare’ una affascinante area verde di 30 ettari, più conosciuta come ‘Colle Pardo’, grazie ad una ‘azione politica’ di rilievo. “Certi privati – ha dichiarato l’ex chirurgo al Caffè – avrebbero voluto cementificare questo eden dei Castelli Romani. La preziosa area boschiva finì all’asta del Tribunale di Bari, ma erano già pronti i progetti di edificazione ‘selvaggia’. Mi recai dal magistrato – ha ricordato – e gli mostrai i vincoli che tutelavano la zona. Gli chiesi per fini di pubblica utilità di sospendere l’asta, con base di partenza pari a 1,2 milioni di euro, visto che in quella sede – ha sottolineato – i privati sarebbero riusciti a prevalere sul Comune. Dopo mille sforzi, l’allora Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, mi concesse un finanziamento pubblico pari a tre rate annuali da 300mila euro, per un totale di ‘soli’ 900mila euro. Il giudice accettò la nostra proposta ‘al ribasso’. Infine, il Presidente della Banca Toniolo di Genzano, Maurizio Colagrossi, anticipò i soldi permettendomi di firmare subito l’assegno. In ultimo – ha sostenuto con orgoglio – rafforzammo i vincoli pre-esistenti proteggendo per i prossimi decenni Colle Pardo dalle mire ‘espansionistiche’ di certi costruttori. Ora, lì ci vado a passeggio con le nipotine …”