Per l’esattezza è stato redatto il “rapporto informativo sull’inquinamento delle acque sotterranee da sostanze organiche clorurate” a Pomezia e Ardea. Falde avvelenate da tetracloroetilene (PCE) e da tricloroetilene (TCE), sostanze che si sono insinuate anche nelle aree Campo Pozzi Laurentina, fonte di approvvigionamento della rete idrica pubblica dei due Comuni. Sinora nessun problema con il liquido che arriva nelle case, sano dopo essere stato miscelato. Ma l’inquinamento ha costretto Acea già a chiudere un pozzo. Il gestore sta pensando a prendere acqua altrove, magari all’Acqua Marcia, però si rischia appunto che a causa delle falde contaminate il liquido buono diventi insufficiente e i cittadini si trovino con l’acqua razionata appunto.
Il 25 luglio scorso la Regione ha istituito un tavolo tecnico permanente per affrontare tale problema e a studiare il fenomeno si è messo un gruppo composto da rappresentanti della stessa Pisana, dell’Arpa Lazio, delle Asl, dei Comuni coinvolti, di Acea, del Cnr, e con il supporto tecnico e scientifico dell’Istituto superiore di sanità. Esaminati 21 pozzi e 101 punti di prelievo, con valori alti di sostanze inquinanti soprattutto in via Naro, nella zona industriale di Pomezia, gli esperti hanno stabilito che l’inquinamento è iniziato da circa dieci anni, con “probabili smaltimenti illeciti di sostanze clorurate direttamente nel sottosuolo”. Un fenomeno aumentato a partire dal 2011 e forse le sorgenti inquinanti, dunque gli sversamenti illeciti, sono riprese lo scorso anno. Il Tce è usato come detergente, soprattutto come solvente nell’industria tessile, nelle vernici e nei pesticidi, mentre il Pce è impiegato per la pulizia a secco e come solvente. Ora trovare una soluzione, eliminare ulteriori fonti di contaminazione e procedere alla bonifica, non è semplice. Senza contare che la rete pubblica è di più facile monitoraggio, ma numerosissimi nella zona sono anche i pozzi utilizzati da aziende e abitazioni private. Lo screening verrà ora compiuto ogni settimana, però il futuro è appunto abbastanza incerto, considerando anche che le sostanze che hanno avvelenato la falda sono tossiche, causano tumori e possono avere effetti tossici anche sullo sviluppo degli embrioni e dei feti.