Alla fine di agosto, racconta l’avvocato Daniele Autieri, responsabile della delegazione di Pomezia dell’Unc, i coniugi “si recarono in piazza Indipendenza a Pomezia, presso l’unità mobile per aderire al programma di screening del colon retto al quale erano stati reclutati mediante lettera inviatagli dalla ASL Roma H (ora Roma 6, ndr) verso la metà di agosto. Per eseguire il programma gli veniva consegnata una provetta per la raccolta di un campione delle feci che, secondo le indicazioni, poteva essere conservato per un massimo di 48 h a 4°C. Eseguita la procedura, raccolta e conservazione dei campioni per entrambi, i coniugi tentavano invano e più volte di prendere contatti con la struttura, attraverso il numero verde dedicato e riportato nella lettera di invito, al fine di riconsegnarli come previsto, tanto che, disattesi i tentativi telefonici, decidevano di recarsi direttamente presso l’unità mobile, ma senza tuttavia riuscire nel loro intento. Difatti, i campioni di feci raccolti in provetta non venivano consegnati”.
E qui arriva il bello, perchà© stando a quanto racconta l’avvocato Autieri, anche queste due persone (che il kit per il test l’avevano ritirato ma mai riconsegnato) hanno ricevuto a casa le lettere con il referto-fantasma. “Si legge testualmente – scrive Autieri – “Le comunico che il test per la ricerca del sangue occulto fecale da lei eseguito nell’ambito del programma per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon retto è risultato normale, cioè non sono state rilevate tracce di sangue sul campione di feci” . È del tutto evidente la paradossalità dell’aver ricevuto entrambi un esito di una analisi con risultato “normale” alla luce di un test del tutto incompleto, data la mancata consegna delle provette in questione. Oltrechà© la gravità del fatto stesso che lascia ragionevolmente pensare che anche gli esami dei campioni in provette a cui altri cittadini si sono sottoposti, abbiano avuto il medesimo iter, pertanto da ripetere”. Il dubbio dell’avvocato, tuttavia, non è mai stato confermato dalla dirigenza Asl che, anzi, a il Caffè ha dichiarato che gli altri referti sono attendibili.
“La nostra associazione dei consumatori ha sporto reclamo e diffidato l’azienza ASL Roma H (ora Roma 6, ndr) affinchè comunichi sia la procedura adottata per il reclutamento dei campioni nella popolazione e in quale fascia di età e per quale indice di salute che la procedura utilizzata per la raccolta del campione ed i criteri utilizzati per la scelta del test diagnostico, le modalità di controllo ed, in particolare, i controlli che vengono effettuati successivamente alla consegna delle provette agli utenti per la restituzione delle stesse. È stato, altresì, chiesto di adottare tutte le misure necessarie affinchà© siano ripetuti i controlli su tutti i pazienti che si sono sottoposti allo screening nel periodo interessato. La diffida è stata inoltrata per conoscenza al Ministero della Salute, alla Regione Lazio, alla città di Pomezia e alla procura della Repubblica di Velletri affinchà© vengano poste in essere le azioni, necessarie, a tutela dei cittadini, ciascuno relativamente alla propria competenza ed i relativi provvedimenti, al fine di individuare i fatti e ricondurli ai diretti responsabili, sotto il profilo civile ed eventuale penale, che sarà ravvisato con riferimento ai responsi dei test in esame inviati”.