Essere pendolare, infatti, era una vera e propria categoria scolastica, significava appartenere ad una realtà meno garantita, senza professori di ruolo, pendolari anch’essi. Tutti in classe giocavano un ruolo che veniva deciso i primi giorni di scuola, ma il gruppetto dei Monti Lepini era il più agguerrito e battagliero. Non piegavano facilmente la testa e questo era considerato un segno disdicevole di cattiva educazione che veniva punito severamente con un corredo di frasi incoraggianti tipo “avete la terra che vi aspetta perché perdete tempo qua” … “per fare un signore ci vogliono tre generazioni e tu sei ancora molto lontano”; a volte scuotendo la testa benevolmente: “poveretti, vengono dalle montagne” … o, meno amabilmente, “quante buone braccia sottratte all’agricoltura”. Ma quelli erano testardi, usavano il loro dialetto per disorientarti e cercavano giustificazioni alle loro mancanze quando nessuno osava obiettare nulla ai rimproveri dei professori, mettendo così in discussione il valore delle regole.
Il vento del cambiamento arrivò fin nei piccoli paesi come Roccagorga dove non mancarono all’epoca tra i giovani “i capelloni”, “i maoisti”, i gruppi musicali d’ispirazione angloamericana dai nomi pittoreschi o i primi jeans e minigonne che suscitavano la riprovazione degli adulti ma rappresentavano la voglia di libertà dei giovani del tempo. La presentazione de “Il Cunsolo” sarà occasione di ripensare e discutere dei lasciti di una stagione dove l’impegno sociopolitico fu intenso come in pochi altri momenti del ‘900 italiano. L’iniziativa patrocinata dal comune è organizzata dall’associazione culturale Progetto Lepini.