Nessuno parla: i misteri della cava tossica ad Aprilia, in zona Tufetto a due passi dalla Pontina, restano ancora lì. Tutti i 22 soggetti raggiunti da misura cautelare nell’operazione “Dark Side” – di Polizia e Direzione distrettuale antimafia di Roma – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Restano confermati gli arresti per il presunto capo, Antonino Piattella, il figlio Riccardo e tutti gli altri finiti in cella su ordine del Giudice per le indagini preliminari Monica Ciancio. I Piattella restano nel carcere di Latina, come pure Antonio Martino, imprenditore della Loas Italia Srl di Aprilia, il camionista Elio “Mauro” Bacci di Ardea, Lucidi Sante e Dario dell’omonima ditta di Aprilia accusata di sversare rifiuti. Gli altri sono reclusi nel carcere di Velletri: i cognati Giampiero Bernacchi e Remo Sestini, coniugi delle sorelle imprenditrici del Gruppo Carnevale di Velletri, il camionista della Loas Italia Riccardo Cogoni di Aprilia, l’imprenditore apriliano e autista di camion Alberto Manzini, Stefano Moreschini di Ardea, l’apriliano Paolo Bonci responsabile del settore stoccaggio rifiuti da costruzione e demolizione della Menfer Srl di Ardea, Dunareanu Emilian Ionel. Nel penitenziario romano di Rebibbia sono invece Donatella e Catia Carnevale, accusate di avere “compiti di coordinamento delle operazioni di carico dei rifiuti”. Operazioni che, secondo l’accusa, erano compiute dai mariti su grossi camion. La signora Roberta Lanari, moglie del Piattella, è invece a Firenze. La Polizia sta procedendo a perquisire e sequestrare tutti i documenti sul carico, scarico, trasporto e conferimento dei materiali. In particolare i formulari MUD, fogli sui quali si sospetta che taroccassero i codici CER, ossia la classificazione dei vari rifiuti. Un consulente della Procura della Repubblica di Roma ha iniziato a radiografare le carte. Tutti gli indagati sono da considerare non colpevoli fino a sentenza di terzo grado passata in giudicato.
03/08/2017