Un’intervista che per gli attivisti più ortodossi sarà un vero e proprio shock. Fabio Fucci, sindaco di Pomezia, dice addio alla regola dei due mandati imposta dal Movimento 5 Stelle e, parlando con la testata Il Foglio, spiega come secondo lui sia “ormai un problema che spero venga affrontato presto, anche perché sarò il primo a esserne colpito”. Queste le dichiarazioni attribuite da il Foglio al sindaco.
Una svolta che fa rumore, soprattutto perché i vertici pentastellati non hanno mai messo in forse l’applicazione della rigida limitazione ai mandati degli eletti. Ma Fucci, eletto prima nel 2011 come consigliere comunale di opposizione e poi nel 2013 da sindaco di Pomezia – quindi ormai arrivato al capolinea della politica a 5Stelle – oggi non è più tanto sicuro che quella norma sia giusta: “Voglio aprire un dibattito per rimuovere una regola ormai anacronistica”, ha detto senza nascondere una sibillina amarezza. “Verrò sicuramente espulso”. Parole che, se confermate dal primo cittadino di Pomezia, non possono non aprire una crisi interna, l’ennesima.
E gli anni passati sulla poltrona da sindaco, all’interno delle istituzioni, si fanno sentire: “Il nostro è autolesionismo – riporta il Foglio – sperperiamo esperienza e consenso in nome di una supposta purezza. La politica come professione a vita è un abominio; ma la professionalità in politica è un valore. Dobbiamo coltivare e conservare una classe dirigente”.
Una svolta che fa rumore, soprattutto perché i vertici pentastellati non hanno mai messo in forse l’applicazione della rigida limitazione ai mandati degli eletti. Ma Fucci, eletto prima nel 2011 come consigliere comunale di opposizione e poi nel 2013 da sindaco di Pomezia – quindi ormai arrivato al capolinea della politica a 5Stelle – oggi non è più tanto sicuro che quella norma sia giusta: “Voglio aprire un dibattito per rimuovere una regola ormai anacronistica”, ha detto senza nascondere una sibillina amarezza. “Verrò sicuramente espulso”. Parole che, se confermate dal primo cittadino di Pomezia, non possono non aprire una crisi interna, l’ennesima.
E gli anni passati sulla poltrona da sindaco, all’interno delle istituzioni, si fanno sentire: “Il nostro è autolesionismo – riporta il Foglio – sperperiamo esperienza e consenso in nome di una supposta purezza. La politica come professione a vita è un abominio; ma la professionalità in politica è un valore. Dobbiamo coltivare e conservare una classe dirigente”.
10/10/2017