Il caos negli uffici delle Aziende sanitarie danneggerà pure i pazienti, ma è particolarmente utile a chi vuole mettere le mani sul denaro pubblico. È accaduto così che parte dei soldi del ticket pagati dagli utenti all’Asl Roma H di Albano, per due anni, sono scivolati nelle tasche dell’impiegata addetta alle riscossioni. Il processo penale alla donna, Lucia Fafone, è ancora in corso, ma la Corte dei Conti ha confermato la condanna della dipendente a risarcire l’Azienda.
Ad Albano era prassi che i ticket venissero riscossi in due sportelli, raccolti dalle impiegate e consegnati, a fine giornata, a una loro collega, che predisponeva un riepilogo giornaliero delle entrate e dava infine il denaro a un terzo dipendente, che settimanalmente lo versava alla tesoreria. Il riepilogo mensile veniva invece consegnato al direttore amministrativo. Emersa qualche discrepanza tra quanto risultava dal sistema informatico e i riepiloghi fatti da Fafone, la Procura della Repubblica di Velletri aveva aperto un’inchiesta e la donna aveva ammesso, davanti al magistrato, di essersi appropriata di alcune somme, per l’esattezza di 3.940 euro, che poi aveva restituito all’Asl. Le indagini avevano fatto invece emergere, tra il 2000 e il 2002, un ammanco di 166.674 euro. Sul fronte penale Fafone è stata condannata dal Tribunale di Velletri, per peculato, a quattro anni di reclusione e pende il processo d’appello. La Corte dei Conti del Lazio, nel 2005, ha invece condannato la donna a restituire la somma all’Azienda sanitaria e, in via sussidiaria, ha condannato anche il direttore amministrativo Luca Bisceglia, chiamato a risarcire 25 mila euro, per omesso controllo sulla gestione della cassa da parte della dipendente. I due hanno impugnato la sentenza ma, effettuate nuove verifiche, i giudici contabili d’appello hanno ora confermato le condanne, concedendo ai due solo un piccolo sconto: Fafone dovrà risarcire 157.806 euro e Bisceglia 24.262.