«Un incendio di discarica rientra pienamente in una emergenza di Protezione Civile – dice De Rossi – per Protezione Civile mi riferisco al “sistema Protezione Civile” comunale e intercomunale, e non come spesso accade ai gruppi di volontariato che svolgono un ruolo fondamentale ma prettamente di supporto alle istituzioni. Gli articoli di legge del servizio nazionale della Protezione Civile, stabiliscono che il sindaco è la prima autorità comunale in tal senso. Quindi il primo cittadino assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e assistenza alla popolazione e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto ed al Presidente della Giunta regionale». «Quando la calamità naturale o l’evento non può essere fronteggiato con i soli mezzi a disposizione del Comune – spiega De Rossi – egli stesso chiede l’intervento di altre forze e strutture al Prefetto, il quale adotta i provvedimenti di competenza coordinandoli con quelli dell’Autorità comunale di zona».
«Il comitato comunale di protezione civile – continua il disaster manager – è il massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello comunale e ad esso spetta l’adozione del piano comunale di Protezione Civile, che si compone come segue: sindaco; assessore delegato di Protezione Civile; segretario comunale; responsabile dell’Ufficio Comunale di Protezione Civile; dirigente responsabile del Settore Tecnico; comandante della Polizia locale; responsabile del volontariato. In tutte le operazioni dovrebbe operare il Centro Operativo Comunale (C.O.C.) che è l’organo di coordinamento delle strutture di Protezione Civile sul territorio colpito, ed è costituito da una sezione strategia (Sala decisioni) nella quale afferiscono i soggetti preposti a prendere decisioni, e da una sezione operativa (Sala operativa) strutturata in funzioni di supporto. È da osservare che, al verificarsi di un evento calamitoso, non devono essere attivate necessariamente tutte e nove le funzioni di supporto, ma solo quelle che risultano necessarie a seconda dei casi. Per intervenire in modo efficace al manifestarsi di una condizione di emergenza, è indispensabile che il sistema di comando e le risorse disponibili sul territorio siano organizzate in modo tale da delineare con precisione i ruoli e le competenze di ciascun operatore di protezione civile (Uffici tecnici, Ambiente, Viabilità, Anagrafe, Forze di Polizia, Ufficio stampa, Volontariato, Comunità Scientifica e altri operatori del Soccorso)».
È stato fatto tutto questo durante l’emergenza incendio alla discarica?
«Diciamo che in parte è stato fatto. I volontari di Albano, Ariccia, Lanuvio e di altri Comuni sono stati i primi a recarsi sul posto per un presunto incendio nella zona, attività che svolgiamo quotidianamente, arrivati sul posto constatata la situazione è stata attivata immediatamente la Sala operativa regionale per un intervento del “soccorso tecnico urgente”, ed è partita la macchina organizzativa con l’arrivo di numerosi mezzi dei Vigili del Fuoco. Arrivati sul posto i pompieri hanno immediatamente cercato di mettere in sicurezza l’area e allontanato tutto il personale civile e iniziato le complesse procedure di mitigazione dell’incendio. I volontari di Protezione Civile hanno per tutta la notte rifornito i mezzi di soccorso impegnati sul fronte del complesso incendio e le criticità gestionali di una struttura in ferro pronta a cedere. Il sindaco di Albano Nicola Marini, insieme al personale comunale, si è prontamente portato sul posto per comprendere da vicino la situazione e “coordinare” i soccorsi in collaborazione con i tecnici delle altre strutture tecnico/operative».
Vista la sua esperienza, anche sul campo della gestione delle emergenze a livello nazionale e internazionale, ritiene sia stato fatto tutto il necessario?
La risposta è sicuramente no. Si deve lavorare con procedure alla mano in un coordinamento di Protezione Civile, con un piano comunale e intercomunale che noi volontari chiediamo con forza da anni. Un piano di protezione civile “vivo”, non messo in un cassetto, e che tenga conto di tutti i rischi del territorio. Personalmente anche scontrandomi direttamente con le amministrazioni, da anni mi batto per questo e ad Albano abbiamo un discreto piano di Protezione Civile ma non è contemplato tra i rischi quello della discarica – forse un po’ per scelta oppure diciamo per dimenticanza. Nel piano ci sono riportate tutte le procedure da adottare sulla base dei rischi e deve essere conosciuto sempre da tutti i cittadini, in modo rapido e attraverso il web deve essere diffuso il più possibile. Questo è l’unico modo e la normativa è chiara, per evitare il rimpallo di informazioni gestite tramite i social in maniera non coordinata. Preciso inoltre, a discolpa questa volta delle amministrazioni, che anche i cittadini fanno parte del sistema di Protezione Civile e devono dove previsto attenersi scrupolosamente ed esclusivamente alle indicazioni del piano e alla normativa vigente. Spesso anche questo non accade ma non è questo il caso».
Cosa auspica per il futuro?
«Poche azioni ma concrete ed efficaci: che isSindaci dei nostri comuni capiscano una volta per tutte la differenza tra Protezione Civile comunale e volontari. La costituzione di un ufficio di Protezione Civile efficiente e che si occupi di prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza, coordinando le forze in campo. La costituzione del Centro Operativo Intercomunale: dopo 16 anni forse è ora di intervenire (Deliberazione della Giunta Regionale 29 febbraio 2000, n. 569). La riattivazione di una Sala Operativa intercomunale: in un Comune dei sei, purché esista. Un coordinamento unico di tutto il Volontariato del COI: siamo tanti gruppi di Protezione Civile, tutti con uno stesso spirito ma tutti scoordinati. Si potrebbero ottimizzare le risorse economiche, strumentali e organizzative con una efficienza molto superiore all’attuale». «Mi sono sentito di intervenire su questo argomento – conclude il disaster manager della Protezione Civile, Mauro De Rossi – in quanto collaboro su molti progetti di associazioni di volontariato, con l’Università e con l’Agenzia regionale di Protezione Civile per raggiungere quanto descrito nel mio intervento. In particolar modo tengo ai volontari, che operano gratuitamente e spesso in condizioni precarie e mi scontro quotidianamente per il loro ruolo e il rispetto delle regole e normative che li tutelano. Durante le operazioni di spegnimento una volontaria si è sentita male e ha avuto uno svenimento da fumo, mentre un Vigile del Fuoco è rimasto ferito per il crollo di un pezzo del tetto. Ovviamente sono sempre disponibile per un sano confronto con i sindaci, insieme ad altri colleghi sul territorio di altre associazioni che credo possano esprimere le loro preziose esperienze. Desidero comunque ancora una volta ringraziare tutti i Vigili del Fuoco, i volontari e le forze dell’ordine intervenuti sullo scenario che a volte si spingono anche verso pericoli per il bene dei cittadini».