Delibera arrivata dopo varie sollecitazioni con tanto di diffida popolare, oltre ad una petizione firmata da ben 5.109 persone. Santangelo, scrive il Pubblico Ministero Capasso, «rifiutava di dare esecuzione alla deliberazione del Consiglio Comunale n. 30 del Consiglio Comunale». E dunque la Procura chiede di processarlo. A dicembre 2006 il Consiglio comunale aveva dato mandato a Santangelo «per la nomina immediata degli avvocati per costituirsi in giudizio» nella causa avviata dai cittadini che si erano presi la briga di studiare, affrontare e tutelare in giudizio gli interessi dell’Ente e della comunità. Si tratta dell’azione sostitutiva, ossia una causa proposta dai cittadini al posto dei poltronieri comunali ignavi e complici delle angherie idro-politiche, a tutela degli interessi della comunità. Dopo l’iniziale muro di gomma, alcuni Consiglieri avevano scelto di portare il Comune in quella causa (assenti i Consiglieri di maggioranza, il Presidente dell’Assise Palumbo Vincenzino, più Colaiacovo, Longobardi, Saragoni e lo stesso Sindaco). Ricorda il Pm che il Sindaco Santangelo non ha adempiuto «nonostante la diffida presentata da parte dei cittadini».
Persino il capo del Servizio legale del Comune aveva chiesto al Sindaco di uscire dall’immobilità suggerendogli che si trattava di atto dovuto. Nulla di fatto, tutto imbalsamato. Tutankamon a confronto impallidisce. Molte altre inadempienze simili a quelle che hanno portato in Tribunale il Sindaco di Aprilia si aggirano per la palude e il litorale dell’Ato4. Il caso Pontinia è altrettanto esemplare: il Consiglio Comunale a gennaio 2008, oltre a rigettare espressamente il contratto con Acqualatina, ha deliberato pure “di richiedere ad Acqualatina la gestione degli impianti di proprietà comunale”. E a differenza delle delibere di altri, non è nemmeno mai stata impugnata da Acqualatina né dalla Provincia o dall’Ato. Ma nessuno la concretizza, tutto sembra tacere. Se qualcuno informa l’Autorità giudiziaria, la Procura deve intervenire, trattandosi di reato perseguibile d’ufficio. Basta un semplice esposto.
Discorso simile per Anzio, Cori, Amaseno, Bassiano: lì i Consigli Comunali hanno espressamente bocciato il contratto con Acqualatina. Perché stanno fermi? E Latina, Nettuno, Terracina, Sermoneta, San Felice, Roccagorga, Priverno e gli altri 17 Comuni “fermi”? I rispettivi Consigli Comunali non hanno mai approvato – come vuole la legge – il contratto con Acqualatina. Cosa aspettano a deliberare? Perché lasciano Enti e popolazione in questo limbo? O dentro o fuori. Si decidano. Per ora uno dei vari amministratori comunali inadempienti è finito in Tribunale. È stato difficile? «No, ci vuole solo molta pazienza e molta determinazione – spiegano dal Comitato Acqua Pubblica di Aprilia -, basta studiarsi gli atti e formalizzare le segnalazioni su inadempienze ed abusi. Ci costituiremo parte civile come parte offesa nel processo e chiederemo il risarcimento dei danni». E un domani, se la Corte dei Conti interverrà perché queste situazioni ambigue hanno danneggiato le casse degli Enti, qualcuno potrebbe dover chiedere un mutuo personale alla Depfa per pagare i danni. E se Acqualatina e/o il suo socio privato chiedessero il risarcimento per lo stallo in cui li lasciano i Sindaci e Consiglieri?Una rete in cui a restare impigliati potrebbero essere i pesci piccoli locali. Squali permettendo.