NUCLEI ABUSIVI E SITI DISMESSI
Un passaggio politico che l’assessore all’Urbanistica Franco Castaldo annuncia da tempo. E che è stato preceduto da una discussione in Commissione, andata in scena la scorsa settimana. Il prossimo step sarà dunque quello del voto dell’Aula. Dove si concretizzerà – almeno sul piano degli atti amministrativi – la linea politica espressa da Castaldo nella famosa delibera di indirizzi del novembre 2018. Atto che metteva in fila i punti chiave in ambito urbanistico su cui intervenire entro fine mandato. Non solo in direzione della revisione dei piani annullati: la strategia da seguire, “deve tendere – si legge nel testo della delibera – ad una decisa politica di contrasto del consumo di suolo, bene comune e risorsa limitata non rinnovabile, e ad un significativo miglioramento della qualità urbana ed ambientale”. In agenda venne dunque fissata la “predisposizione di un programma di rigenerazione urbana ai sensi della legge regionale”, in modo da poter “recuperare e riqualificare le zone artigianali – industriali e i siti industriali dismessi”, oltre che i “nuclei abusivi, spesso limitrofi se non organici ai Borghi”.
DEMOLIZIONI E RICOSTRUZIONI
In concreto, si parla di demolizioni e ricostruzioni, con ampliamenti agevolati da premi di cubatura ai privati che decidono di dare nuova vita ad un immobile. Interventi “consentiti – recita l’art.1 del testo regionale – nelle porzioni di territorio urbanizzate, prioritariamente nelle aree in cui non sono state completate le opere di urbanizzazione primaria (ndr. strade, illuminazioni e impianti fognari) e secondaria (ndr. scuole, fermate autobus e altri servizi)”. Operazione di ‘sostituzione edilizia’ già prevista nel precedente Piano Casa, scaduto tre anni fa, che però – a differenza della nuova legge della rigenerazione urbana – poteva essere applicato “in deroga agli strumenti urbanistici”, quindi bypassando vincoli e prescrizioni contenuti nel piano regolatore della città. Questione che in passato ha scatenato proteste di urbanisti e ambientalisti, ma che è stata riposta in soffitta con la nuova legge, che però può essere invece applicata in deroga ai criteri di calcolo dei volumi e degli standard urbanistici. Ed è proprio questo che rende fattibili, da un punto di vista urbanistico, trasformazioni edilizie altrimenti non consentite. E le destinazioni d’uso previste sono residenziale, turistico-ricettiva, servizi e commerciale (esclusi centri commerciali). Ma ci sono alcuni limiti, sia per quanto riguarda le zone agricole e di espansione che per il centro storico (oltre che per le zone industriali).
FRENO AL CONSUMO DI SUOLO
Un’operazione che prova a porre un freno all’espansione a macchia d’olio e al cemento su aree libere che ha interessato Latina negli ultimi decenni. Fornendo ai costruttori una nuova fetta di mercato, quello della rigenerazione del patrimonio già edificato ed esistente. Già, perché c’è una precisa direttiva Ue, recepita anche dall’Italia, che prevede un consumo di suolo ‘zero’ al 2050. Ma questo non vuol dire ‘cubatura zero’, che significherebbe invece scavare la fossa alle imprese di costruzione del territorio, che intanto lamentano da tempo la crisi dell’edilizia del capoluogo dovuta all’annullamento dei piani particolareggiati e allo stallo sull’urbanistica. «Abbiamo da un indirizzo politico specifico ai nostri uffici», ha commentato il nuovo passaggio politico il sindaco Coletta. «Siamo sostenitori di preziosi, seppur complessi, strumenti come la rigenerazione urbana»
IL CASO EX GIACOMINI
«Come Sindaco – ha proseguito Coletta – sono convinto che se ci sono investimenti importanti e trasparenti nel centro storico di Latina, la politica debba supportarli attraverso un’azione amministrativa che sia, ovviamente, corretta». Il primo cittadino si riferisce in particolare all’intervento di trasformazione dell’ex cinema Giacomini, nel cuore del centro cittadino, dove i proprietari hanno avanzato una proposta di cambio di destinazione d’uso in un centro polifunzionale (con uffici e negozi). Proprio ai sensi della legge di rigenerazione urbana. Ma sulla pratica edilizia sono stati sollevati dei dubbi. E così il leader civico interviene in prima persona, entrando nel merito dei tecnicismi: «La Legge Regionale 7/2017 è stata applicata correttamente considerato che il progetto di rigenerazione dell’ex Giacomini riguarda la sola ristrutturazione interna al volume esistente con parziale cambio di destinazione d’uso, proprio ai sensi della stessa legge. E la destinazione turistico ricettiva comprende anche le strutture ricreative come i cinema, quindi non c’è stato alcun errore nemmeno nella classificazione urbanistica dell’ex cinema». Anche se però, l’art.6 della stessa legge afferma che le disposizioni per la “rifunzionalizzazione di sale cinematografiche e centri culturali polifunzionali chiusi o dismessi” [..] “non possono riferirsi ad edifici siti nelle zone individuate come insediamenti urbani storici dal PTPR”. Ossia, nei centri storici.
Verso la nomina dell’assessore
Con l’occasione di spiegare come stanno le cose in merito al Giacomini, il Sindaco Damiano Coletta ha annunciato che, a breve, verrà nominato il nuovo assessore alle Attività Produttive. Dopo le dimissioni dell’assessore Giulia Caprì, infatti, la delega è tornata nelle mani del primo cittadino che aveva inizialmente aperto una trattativa con il Pd, poi non andata a buon fine. La poltrona vuota, però, starebbe per riempirsi.
I SITI DISMESSI CHE POTREBBERO RISORGERE
Tra gli stabilimenti industriali ed artigianali dismessi in città ce ne sono tre, in particolare, interessati dalla nuova legge. Se per l’ex Elletre di via Ezio, con il vecchio Piana Casa, è stato già rilasciato il permesso a costruire con cambio di destinazione d’uso per la realizzazione di una struttura commerciale, destini simili potrebbero avere l’ex Still Glass di Via Pioneri della Bonifica e l’ex Pozzi Ginori. Per quest’ultimo, qualche anno fa, aveva preso piede l’ipotesi di una mega centro commerciale, poi rimasto nel cassetto. Anche per via di una bonifica ancora non completata e un processo in corso. C’è poi l’ex succursale dell’istituto Mattei, in via del Metano, che potrebbe essere ceduta a privati. Soluzioni alternative sono state invece trovate per l’ex tipografia di via Lago Ascianghi, che ospiterà nuovi laboratori della facoltà di Medicina della Sapienza, e per l’ex Svar, ora di proprietà comunale e da anni al centro di un progetto per la realizzazione di case di edilizia sociale e negozi. Ma anche qui c’è da completare la bonifica.